lunedì 28 ottobre 2019

PASSANDO PER PAESTUM: turisti per caso nella Paestum di inizio ottocento.

Nel maggio del 1838 due giovanissimi gentiluomini inglesi, Arthur John Strutt e William Jackson, giungono a Paestum.
Avevano iniziato il loro viaggio da Roma, da dove si erano incamminati in questa straordinaria avventura solo con dei sacchi da montagna, con pochi indumenti essenziali, degli album da disegno e della carta da scrivere per tenere un diario.
Il viaggio rigorosamente a piedi con dei bastoni con punta di metallo, quali ausilio al viaggio e forse a propria difesa.
Il viaggio era non facile.
Le strade non sempre agibili, anzi... 
Il pericolo costante di fare cattivi incontri, in particolare la sventura di imbattersi nei briganti. 
Il diario dello Strutt è anche un' interessante testimonianza sulla realtà umana che incontravano nel loro viaggio.
Per me, Capacciopestano, leggere quelle pagine scritte dallo Strutt sono occasione per un'amara riflessione.
Stridente è il raffronto tra l' accoglienza ricevuta a Paestum e quella nei paesi cilentani visitati nel loro viaggio verso le Calabrie.
Da una parte la bellezza mozzafiato dei templi si contrappone all' atteggiamento avido e meschino dell'umanità che li popola, dall'altra l'estrema povertà dei "disperati" cilentani (come tali erano stati descritti a Paestum ai giovani inglesi) che però manifestano una generosa e calda accoglienza nei confronti dei due stranieri.





PAESTUM di ARTHUR JOHN STRUTT.


PAESTUM, 13 maggio 1838

...
Questa mattina ci mettemmo in marcia di buon mattino e fummo compensati per il riposo forzato di ieri dal fatto che la pioggia aveva completamente eliminato la polvere.
Incontrammo moltissimi "caratelli" e carrozze che andavano a Salerno e non potevamo fare a meno di notare che tutti i passeggeri erano armati: in tutte le direzioni, dai finestrini sporgevano fucili.
La strada di Pesto si separa dalla grande arteria che va in Calabria a circa 12 miglia da Salerno. Questa seconda parte ci appariva tediosamente uniforme sia per le vaste pianure che attraversava, sia per la nostra impazienza di ammirare antichità così venerabili. Ciò nonostante, devo confessarvi che mi concedetti una sosta di mezz'ora proprio quando ero in vista di Paestum!
Il fatto è che ci imbattemmo in un pastore così irresistibilmente pittoresco che non potrei sottrarmi alla tentazione di aggiungerlo alla mia collezione.
Indossava un giubbetto blu e brache verdi.
Da una spalla pendeva il capo più caratteristico del suo abbigliamento e cioè un giaccone di pelle di pecora, sul quale era un corto e logoro mantello marrone scuro.
Le gambe erano avvolte in fasce gialle; ai piedi erano legati sandali di robusto cuoio. Coronava il tutto un leggero cappello marrone a pan di zucchero.
Egli era occupato a lavorare una canna con la quale intendeva farsi uno strumento con cui rallegrare la malinconia delle sue ore solitarie, se solitarie erano per lui.

Pianta ottocentesca di Paestum.

...
Al nostro arrivo nella città deserta, si impossessò di noi una cenciosa guida che ci condusse ad una squallida casa di campagna, l'unica locanda ed anzi quasi l'unica casa di Pesto. Il padrone è perciò libero di chiedere tutto quel che vuole per la misera ospitalità. Fummo lieti di allontanarci dalla sua sgradevole presenza e, depositando i nostri sacchi da montagna nella stanza destinataci, ci muovemmo per visitare i templi.
Quello di Nettuno è senza dubbio il più perfetto e quello che colpisce di più, sia per le proporzioni che per il colore. Mentre le sue massicce colonne si accendevano sotto i raggi del sole, allora nella gloria del tramonto, pensavo di non aver mai visto prima una cosa così bella.
Tirai fuori il mio album in uno stato di estasi.
Cominciai a lavorare, ma - ecco! - il mio entusiasmo vien soffocato sul nascere dalla disgustosa apparizione di un funzionario dal naso rincagnato, con un berretto lucido ed una giacca sul collo rosso.
Con tono autorevole, mi chiese se avevo avuto dal Governo il permesso di disegnare la "pianta", come egli si espresse, delle rovine.
Ahimè!
Di nessun permesso del genere avevo sentito parlare.
Fui obbligato a confessare, con vergogna ed umiliazione, che non ero in possesso del documento richiesto.
La consegna fu che mi venne severamente proibito di continuare a dipingere.
Scoprimmo però che la severità di quel tipo doveva meravigliosamente scomparire all'idea di una mancia.
Egli fu felicissimo di accettare tre denari e mezzo per farci visitare le cose più notevoli.

Arthur John Strutt 

Fu con grande dispiacere che ci allontanammo da queste venerande rovine; né trovammo motivi di molta consolazione nella cena consistente in pesciolini preparati con olio, aceto ed aglio; pure, poiché avevamo molta fame, il pasto fu consumato abbastanza allegramente in compagnia di due artisti, tedesco l'uno, napoletano l'altro, che sono qui da qualche tempo per compiere uno studio delle rovine.
Ed ora, esaurita la nostra indignazione, ci prepariamo a conciliarci il "gentil sonno" che, amante com'è di ambienti resi bui dal fumo, acconsentirà senza alcun dubbio ad elargire i suoi benefici a questa dolce dimora.



Lo stralcio è tratto da Passando per il Cilento, edito da Galzerano Editore.