giovedì 2 novembre 2017

HANS CHRISTIAN ANDERSEN E LA CIECA DI PAESTUM: IL BRUTTO ANATROCCOLO CHE DIVENNE UN BELLISSIMO CIGNO.



H. C. Andersen: “To af Templerne i Pestum.” Sted Paestum, Italien, Datering 4 marts 1834. 

Tutti conosciamo Andersen per le sue favole, a pochi è noto che fu un prolifico scrittore che scrisse anche non pochi romanzi. Tra questi quello che gli diede la notorietà internazionale è “L’improvvisatore” (Improvisatoren) del 1835. Opera interessante perché Paestum ha un ruolo fondamentale nello sviluppo della trama.

E’ il tipico romanzo romantico dove lo scrittore traspone se stesso e la propria vita nel protagonista e negli eventi che narra.

“ Andersen riscrive la sua vicenda personale di figlio emarginato di un calzolaio amante della poesia e del teatro e di una illetterata quanto angelica mamma lavandaia. Brutto, troppo alto, goffo, ambiguo nelle sue pulsioni sessuali, tardivo negli studi, sospetto di dislessia e stupidità, ma intimamente certo della sua stella luminosa grazie alla profezia di una maga. Lo seguiamo fuggire dal paesello di pescatori alla capitale Copenaghen, protetto per casi fortuiti da re in persona e importanti personalità della cultura danese, sempre segnato dalla consapevolezza della propria diversità, ma deciso a spiegare le ali di cigno liberandosi dell’infanzia da anatroccolo. Questa “fiaba della sua vita” Andersen la proietta in Antonio, un giovane orfano romano cresciuto in stamberghe nei pressi di Piazza Barberini. Scrive a un’amica di essersi “fatto” romano nella “novella” appena iniziata. A differenza di Goethe che scende a Sud per possederlo (“Roma è mia”), Andersen si fa possedere non solo dal genius loci ma anche dai personaggi incontrati nel suo viaggiare” (1)


Insomma è la storia della trasformazione del brutto anatroccolo in cigno, cioè del

“ giovane talento illetterato e ambizioso, Antonio, che dopo essere stato adottato da un “Sua Eccellenza” della famiglia Borghese (colpevole di omicidio colposo, si direbbe oggi, investe sua madre sotto le ruote della sua carrozza), non senza un certo sussiego viene introdotto alla cultura e alla società. Il giovane fugge di nascosto e il suo viaggio a Sud non è dalla Germania all’Italia, bensì da Roma a Napoli, traendo ispirazione da altri personaggi che rifrangono parti dell’Andersen adulto mescolate con tratti di Thorvaldsen e di altri artisti romani. La sua “nascita a sud” avviene a Napoli, quando decide di calcare le scene del San Carlo e di entrare nei salotti-bene come “improvvisatore” . (2)

L’opera nasce spontaneamente e tumultuosamente durante il suo viaggio in Italia tra il 1833 ed il 1834 e viene conclusa l’anno successivo al suo ritorno in patria. Viaggio che portò Andersen a Firenze, Roma, Napoli, Capri, Milano e Venezia, Paestum e dove l’autore conobbe briganti e mendicanti, vide il carnevale romano, avvicinò pittori e scultori nordici e tedeschi, visitò le catacombe, ascoltò le serenate notturne, rimanendo profondamente affascinato dall’arte e dalla natura italiane.

Ed è uno di questi “incontri” inaspettati che avverrà a Paestum durante la sua visita dei Templi che gli ispirerà uno dei personaggi principali del suo romanzo.

“Più tardi ho visitato Pompei, Ercolano e il tempio greco a Paestum. Lì vidi una povera ragazzina in stracci, però un'immagine di bellezza, una statua viva, ma ancora una bambina. Aveva delle violette blu nei suoi capelli neri, erano tutto il suo ornamento. Mi ha fatto impressione come se fosse uno spirito del mondo della Bellezza. Non riuscì a darle del denaro, ma si levò in piedi con rispetto e la guardai come se fosse la divinità che appariva dal tempio sui cui gradini era seduta tra i fichi selvatici.” (3)
Nel romanzo la piccola mendicante, Lara, è invece cieca ed Andersen realizza la sua fantasia baciandola. Sei anni più tardi il suo avatar letterario, Antonio, la rincontrerà, guarita dalla cecità per arti magiche nella Buca delle Streghe a Capri. Se ne innamorerà e la sposerà.



NOTE: 1 - Camilla Miglio dal Il Manifesto 2 - Ibidem 3 - Dall’Autobiografia, passo citato in “ The Kiss of the Snow Queen: Hans Christian Andersen and Man's Redemption
by woman, Wolfgang Lederer, pag. 153, University of California Press, 1986. (Mia traduzione dall’inglese).

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