sabato 15 settembre 2018

MERCATI E COMMERCIO NELLA CAPACCIO DELL'ANTICHITÀ.






La volontà di vivacizzare l'economia locale non mancò agli amministratori dell'800.
Un esempio è quello di un sindaco dell'epoca, il barone de Marco, che chiese all'Intende (1) il permesso di tenere un mercato settimanale, che con l'eversione della feudalità era venuto meno.

Questo mercato aveva origini antichissime se nei documenti cavensi è già citato nel XII secolo.

Si teneva nei pressi della Chiesa di San Nicola, allora piccola abazia benedettina, alla falde del Monte Calpazio presso Capo di Fiume, dove sorgeva l'abitato di Casavetere di Capaccio.

Così il redivivo mercato settimanale venne ad aggiungersi alle tre fiere allora in voga: quella che si teneva in paese in occasione dei festeggiamenti di S. Antonio in giugno, quelle dell'Annunziata a Paestum il 25 Marzo e l'altra il 15 agosto per i festeggiamenti dell'Assunzione di Maria, o meglio della Madonna del Granato, nella chiesa di Capaccio Vecchio.

Cosa si vendeva in queste fiere?

Un po' di tutto, tra cui molti animali come cavalli, pecore ed altri da macello, come si evince da un rapporto del sindaco di Capaccio all'Intendenza.

Inoltre i Capaccesi portavano le loro produzioni anche in mercati di altre cittadine.

Tutte le specie di animali si vendevano due volte all'anno alla Fiera di Eboli, a settembre a quella di Salerno, alla dogana di Salerno invece si vendevano i generi delle derrate ed al Mercato Grande di Napoli le provole.

Ma prima della Fiera dell'Annunziata a Paestum ve ne si teneva anche un'altra più antica nell'ultima domenica di maggio, dedicata ad un santo ormai ignoto ai giorni nostri, cioè San Apollonio.

Fiere molto frequentate e dove probabilmente gli abitanti delle località vicine confluivano per commerciare anche dei beni da loro prodotti e degli animali allevati oltre che a registrare la presenza di numerosi mercanti forestieri.

L'importanza in particolare della fiera di S. Apollonio ci è data dall'obbligo dell'Università (il Comune dell'epoca) di fornire quale obbligo verso il feudatario un certo numero di uomini per rinforzare la “bandiera” del Conte, col compito di mantenere l'ordine e riscuotere le tasse dai mercanti che vi facevano affari.

Ma è in una relazione ad “limina” del Vescovo Bonito del 1682 che si evince il “ruolo” di aggregazione che la Chiesa dell'Annunziata ancora svolgeva in quell'epoca quando afferma la necessità dei lavori di restauro da lui fatti eseguire per “la grande affluenza di lavoratori e pastori, che la frequentavano per assolvere i loro doveri religiosi, e dalla vivacità dei mercati, che vi si tenevano durante la festa della SS. Annunziata”.



Note:
1 - L'Intende era la massima autorità provinciale.









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