sabato 10 ottobre 2020

UN VIAGGIO A PAESTUM DI METÀ 800 TRA TRENO, CARROZZELLA E LA PAURA DEI BRIGANTI

 


Quella che segue è la mia traduzione di un articolo apparso sul Proceedings of the Society of Antiquaries of Scotland del 10 maggio, scritto da John Alexander Smith (1818-1883) del Royal College of Physicians of Edinburgh.

È estremamente interessante perché descrive il viaggio di turisti britannici da Napoli a Paestum a otto anni dall'annessione del Regno di Napoli al Regno d'Italia, quando benché nelle nostre zone la guerra ai “briganti” fosse ormai vinta, il pericolo di incontrarli in viaggio era ancora reale ed i gruppi di “turisti” erano per disposizione governativa scortati da guardie armate.

Siamo in epoca in cui il viaggio da Napoli a Paestum non è più fatto in barca o via terra esclusivamente in carrozza, ma anche parzialmente in treno.

Non manca poi la descrizione degli “affari” che si facevano all'ombra dei Templi di Paestum.

Abbiamo già detto della presenza di mendicanti che approfittavano della presenza dei benestanti visitatori di Paestum per chiedere “professionalmente” l'elemosina, ma vi era molto di più!

Ci narra Arthur John Strutt nel suo diario che giunto a Paestum nel maggio del 1838, dopo aver lasciato i bagagli in “una squallida casa di campagna”, che fungeva da locanda, dove il padrone faceva pagare a caro prezzo “una misera ospitalità”:

“Tirai fuori il mio album in uno stato di estasi.

Cominciai a lavorare, ma - ecco! - il mio entusiasmo vien soffocato sul nascere dalla disgustosa apparizione di un funzionario dal naso rincagnato, con un berretto lucido ed una giacca sul collo rosso.

Con tono autorevole, mi chiese se avevo avuto dal Governo il permesso di disegnare la "pianta", come egli si espresse, delle rovine.

Ahimè!

Di nessun permesso del genere avevo sentito parlare.

Fui obbligato a confessare, con vergogna ed umiliazione, che non ero in possesso del documento richiesto.

La consegna fu che mi venne severamente proibito di continuare a dipingere.

Scoprimmo però che la severità di quel tipo doveva meravigliosamente scomparire all'idea di una mancia.

Egli fu felicissimo di accettare tre denari e mezzo per farci visitare le cose più notevoli."



 

Inoltre lo scozzese John Alexander Smith nci informa dello scavo e vendita di reperti antichi alla luce del sole fra i Templi da parte dei locali almeno al tempo della sua visita. Anche se ricordo che nei primi anni settanta ancora vi era chi ai bordi di Via Tavernelle clandestinamente vendeva monete, cornaiole ed altro.

La notizia di questi traffici di reperti antichi potrebbe farci ipotizzare che nel periodo di visita dei Templi dello scozzese Smith, cioè con la fine dell'amministrazione borbonica e l'inizio di quella italiana, Paestum potrebbe aver avuto un momentaneo periodo di trascuratezza o di lassissmo da parte delle autorità preposte alla sua tutela. 

Ma leggiamo il resoconto del viaggio a Paestum dello Smith:

“All'inizio dell'aprile 1868 ebbi la fortuna di poter salire sul Vesuvio e vedere di notte la tremenda grandezza di un'eruzione; poi l'8 dello stesso mese ho avuto il piacere di visitare le magnifiche rovine dell'antica città di Paestum. Queste rovine sono considerate seconde per importanza solo a quelli di Atene ed i più antichi esempi di architettura classica in Italia. 

Una visita a Paestum ora si può fare senza alcuna difficoltà, prendendo la ferrovia da Napoli a Salerno, inviando da lì una carrozza alla stazione ferrovia di Battipaglia, che la mattina dopo raggiungerete con il primo treno, poi in carrozza a Paestum, e di nuovo a Battipaglia la sera, in tempo per prendere l'ultimo treno per Napoli.

Ormai il viaggio è anche quasi sgombro dal pericolo dei briganti: il governo italiano dispone che ciascun gruppo di visitatori si doti di una scorta di almeno due soldati a cavallo (armati di spada, carabina e revolver). 

Questa scorta, che abbiamo avuto nel villaggio di Battipaglia, ha attraversato con noi il fiume Sele, dove altri due armati di una baracca lì vicina li hanno sostituiti per poi accompagnarci sino a Paestum, dove ci hanno scortati da vicino attraverso le rovine, per poi lasciarci di nuovo al traghetto del Sele, venendo sostituiti dai precedenti soldati che sono tornati con noi a Battipaglia.

Durante la camminata tra le rovine una contadina mi ha offerto la testa di una piccola figura femminile in terracotta, o Venere, che aveva raccolta lì (esposto); e dopo oltrepassando parecchi contadini impegnati a scavare il terreno entro le mura, non lontano dai templi, uno di loro è venuto da me con alcune monete di bronzo che aveva trovato. 

La maggior parte di queste sono di relativamente poco interesse, tranne per il fatto di essere state trovate in quella località...” (Segue descrizione delle monete).



 


Immagini di fine 800 di turisti a Paestum.

1 - Turisti con guide locali ©Gaetano Paolino

2 - Turisti con piccolo porta bagagli © Sergio Sica

3 - Guide? © Gaetano Paolino

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