Charles Peguy
"La debolezza della legge, che comunque va inquadrata nello spirito del tempo in cui fu prodotta, sta non solo nella carenza di un regolamento attuativo, ma anche nei margini di discrezionalità che offre. Oltre a non tutelare il patrimonio archeologico, visto che mira essenzialmente alla salvaguardia del paesaggio, non ha consentito agli organi preposti alla tutela archeologica di esprimersi per opere che uscissero fuori dai fatidici 1000 metri al di là delle mura, come se il territorio di una città greca fosse rigidamente costretto entro un chilometro. Ma più che ad un'abolizione della legge, che certo non è compito locale, si dovrebbe mirare, se possibile- non sono un'esperta di questa materia- ad una sua integrazione/modifica, anche a seguito di una rilettura attenta di quanto oggi si conosce di più delle preesistenze archeologiche e non solo, prevedendone un rigoroso e dettagliato regolamento attuativo e una gerarchia delle possibilità di interventi sul territorio. Auspico che si sviluppi una discussione su questo tema, ma non in sterili termini propagandistici, altrimenti sarà un'altra occasione perduta".
Maria Annunziata Cipriani
Il consumo del suolo nella zona di vincolo della legge 220/57. Rilievo del 2000 della società Cartosystem. |
A me non dispiace che alcuni candidati alle elezioni amministrative di quest'anno abbiano
sollevato, come da lunga tradizione delle elezioni capaccesi, il
problema della cosiddetta 220, cavallo di battaglia di ogni candidato
che voglia fare incetta di voti nell'area soggetta a vincolo da
quella legge.
Fanno bene a farlo, come fanno bene a
prendere un impegno pubblico con i cittadini per affrontarlo
pragmaticamente e fattivamente se eletti, immagino anche tra i banchi
dei consiglieri comunali d'opposizione e non solo sul massimo
scranno, quello da sindaco.
E' un argomento troppo importante, che
interessa migliaia di miei concittadini, per essere dimenticato in
questa campagna elettorale.
Mi piace il modo di alcuni di porsi in
maniera pratica e concreta, che guarda alla risoluzione del problema
senza farsi incantare da sirene ideologiche, come i tanti “nulla
potisti” di un passato recente, o peggio, come altri ancora hanno
fatto, concedendosi a derive demagogiche.
Il punto è che non è affatto vero, come qualche candidato dice, che
chi lo ha preceduto a Capaccio nell'affrontare tale difficile e
complessa questione non abbia fatto nulla. Se oggi è possibile
immaginare un percorso risolutivo dell'annosa questione della 220 lo si deve proprio a chi in questi
quaranta anni vi ha seriamente lavorato a differenza dei tanti che facevano solo
chiacchiere e promesse.
Il mio precedente post voleva proprio
essere un omaggio a quanti si sono impegnati, spesso silenziosamente
e lontano dai clamori dei media, per ricercare una soluzione concreta
ai troppo rigidi vincoli dalla legge voluta da Zanotti Bianco.
Ed è questo il punto!
Chi ne parla in queste elezione faccia
attenzione a non illudere i miei concittadini delle contrade
sottoposte a tali vincoli.
Non tutti gli abusi edilizi lì compiuti
sono sanabili! Anche con una ipotetica modifica della legge.
Una cosa è “l'abuso” derivante
dall'aver edificato in violazione al vincolo dei mille metri, un
altra cosa sono i tantissimi abusi derivati dalla violazione dalle
normativa in materia urbanistica e di edilizia vigente.
Non mettere in evidenza tale differenza
significa fare demagogia!
La via indicata da qualcuno, la legge
regionale 16/2004 et similia, è una via già seguita in sede di
redazione del PTR e del PTCP ed in tal senso invito costoro ad
informarsi di quanto proposto dal prof. Forte per il Comune di
Capaccio sia in quelle sedi, che in ambito della sua proposta di PUC.
E' come giustamente indicato una
delle vie risolutive all'interpretazione ed applicazione della norma, ma complementare a quella principale.
La via maestra passa anche per la redazione di
un regolamento attuativo della legge 220/57, che sottragga
all'arbitrio interpretativo degli organi competenti, l'applicazione
della legge, che sino ad oggi ha creato disparità di trattamento fra
i cittadini, a fronte di 202 pareri positivi ministeriali concessi
contro altri numerosi, in analoghe condizioni, negati.
Così, non ultima tra quelle che
l'avevano preceduta, anche l'amministrazione Marino aveva fatto sua la
via della concertazione nei tavoli tecnici con i vari enti ed
autorità interessate, ricevendo a quanto pare la disponibilità
dalla Direzione
Generale dei Beni Culturali ad emanare un regolamento attuativo della
legge 220.
Sbagliò però quell'amministrazione
nel metodo, quando volle mettere il carro davanti ai buoi, come
rilevato dall'allora direttore
generale, Gregorio Angelini, nel bocciare quel Concorso d'Idee.
Questo
non solo violava il dettato della norma, ma doveva essere preceduto
da “accurati studi e censimenti del patrimonio edilizio abusivo
realizzato in vigenza della legge 220/57”. (1)
E'
la via che aveva già indicato il sen. Gaetano Fasolino, per cui era
riuscito ad ottenere ben un milione di euro con una legge mancia del 2005. Purtroppo l'immobilismo e
l'erroneo utilizzo di quel fondo delle giunte Marino e Voza, hanno
fatto sì, che dinanzi alla scelta del governo Renzi di riavvocare a
sé tutti quei fondi messi a disposizione delle varie amministrazioni
locali e non spesi, che "il milione", o ciò che ne rimaneva, fosse
speso d'urgenza per un marciapiede.
La
via maestra quindi passa per la redazione di un regolamento
attuativo della legge 220/57, ma anche attraverso un studio/censimento degli
abusi commessi nell'area di vincolo e dello stato dei luoghi.
Quindi
il punto di partenza è lo studio-censimento, a cui dovrebbe seguire
un piano di recupero-riqualificazione della 220, che potrebbe essere
realizzato anche con un concorso internazionale d'idee, che dovrebbe
vedere coinvolti con tavoli tecnici e di lavoro gli enti
sovra-ordinati, in particolare la Regione (che dovrebbe con suoi fondi
finanziare il tutto, come fatto in altri casi), ma soprattutto la
Soprintendenza (l'interlocutore principe), le associazioni ed i
cittadini.
Tutto
ciò, in particolare lo studio censimento, però non sarebbe completamente risolutivo, ma porrebbe le condizioni per un ripensamento della legge
220/57 nel solo luogo a ciò deputato: il Parlamento!
Infatti
a differenza del periodo delle altre proposte di modifica della
legge, come quelle dell'on. Nicola Lettieri o dell'allora ministro Nicola Mancino (2), i tempi sono maturi per
ridiscuterne, essendosi formata anche in quegli ambienti culturali ed
ambientalisti, che allora erano avversi, la convinzione di una non
adeguatezza della norma ai nostri tempi.
Già
la Cipriani, ex direttrice del Museo di Paestum, in suo post al mio,
ricorda come la Zanotti Bianco “oltre a non tutelare il patrimonio
archeologico, visto che mira essenzialmente alla salvaguardia del
paesaggio, non ha consentito agli organi preposti alla tutela
archeologica di esprimersi per opere che uscissero fuori dai fatidici
1000 metri al di là delle mura, come se il territorio di una città
greca fosse rigidamente costretto entro un chilometro.”
I
tempi sono quindi anche maturi per riprendere a lavorare sulla
modifica della legge, che salvaguardi il nostro patrimonio
archeologico, con una ridefinizione del vincolo dei mille metri, o
meglio ancora, con nuove forme di tutela da definirsi. Ripensamento
della legge 220/57 che però non può essere immaginato come
un'elusione di ogni tutela che faccia salvo ogni abuso.
Infatti
tutto quell'iter che ho rappresentato vale per quegli “abusi”
conseguenti la violazione del vincolo dei mille metri, non certo per
i tantissimi altri abusi alle norme di edilizia ed urbanistica
correnti, che come tali vanno definiti in quelle regolamentazioni dei
casi.
Ciò
significa che nessuno si illuda, e soprattutto qualunque politico che
si propone eviti di illudere, che si possa salvare l'insalvabile. Ci
sarà sicuramente la regolarizzazione di tante opere realizzate in
questi anni, ma seguiranno anche tanti abbattimenti!
Ben
venga quindi che i vari candidati sindaco ne parlino, ma lo si faccia
solo per assumere un impegno a trattare l'argomento nelle sedi e
nelle forme opportune, che non sono quelle di un'amministrazione
comunale, ma soprattutto senza illudere che qualunque “abuso”
possa essere sanato.
Ma
più importante ancora, i Capacciopestani valutino i candidati di
queste elezioni amministrative sull'impegno a cui abbiamo accennato
prima, ma soprattutto lo facciano nelle prossime elezioni politiche
affinché il loro voto vada a quei candidati al parlamento disposti
ad impegnarsi per una modifica della legge in senso progressivo e migliorativo.
Note:
(1) la Città di Salerno del 30/12/2010, Bocciato il Concorso d'Idee.
(2) vedi mio precedente post: IL CANDIDATO STRANIERO E LA 220. UN PO' DI STORIA.
Nessun commento:
Posta un commento