venerdì 19 novembre 2010

FINI PATACCARO. PLAGIA PREZZOLINI E LO FA ANCHE MALE...


Il Vero Conservatore non ha nostalgia del passato, giudica severamente il presente, e non gli sorride l´immagine del futuro; egli sa che i governi son tutti, all´incirca, oppressivi, tutte le rivolte creatrici di tirannie, e le felicità sognate tutte irraggiungibili; perciò teme i trapassi, le rivoluzioni, le agonie delle attese, le turpitudini delle promesse, i trionfi dei profittatori; e dice agli uomini di contentarsi di ritocchi sensati, di riforme serie, di pazienti creazioni di nuovi sistemi
G. Prezzolini


Come molti nostri concittadini ho avuto modo di vedere la puntata di "Vieni via con me" in cui Bersani e Fini leggevano i "presunti" valori della sinistra e della destra italiana. La cosa mi ha divertito anche perchè in tali liste vi era una presunzione di assolutezza che non potevano avere. Infatti si continua stupidamente ancora a parlare di destra e sinistra, quando in realtà tali categorie devono essere coniugate al plurale. Esistono, cioè, le sinistre e le destre, diversi filoni culturali, identità e sensibilità. Non a caso coloro che non vi si sono riconosciuti, come Storace, le hanno rifiutate. In fondo la realtà è ben più ricca delle semplificazioni giornalistiche. Montanelli avvertiva gli elettori di destra (quella liberale) a non votare MSI, perchè in realtà si trattava di una sinistra camuffata. Inoltre quel partito affondava le sue radici nel ventennio (come il suo "apparato ideologico", che malgrado l'erudito lavoro di riorganizzazione di Gentile, le aveva nel sindacalismo e nelle aspirazioni di tanti socialisti radicali, inoltre Mussolini fù direttore dell' organo di stampa del Partito Socialista l'Avanti) e nella breve esperienza della RSI. E non bisogna dimenticare, poi, che nell'MSI esisteva una corrente che si definiva destra "sociale", come anche che lo stesso Rauti teorizzò le cosiddette "convergenze parallele".
Ma per chi volesse avere un'idea della ricchezza del pensiero di destra, anche se visto da un'angolatura del tutto personale può leggere "Il Mito e l'Utopia. Un percorso personale alla Destra."
Ma la cosa più divertente è stato riconoscere nelle parole di Fini molti spunti tratti pari pari da Giuseppe Prezzolini, dal suo elenco presente nel 'Manifesto dei conservatori', che indicò in cinquantratré punti i principi del pensiero conservatore.
Un Fini, quindi pataccaro, ed anche, come spesso succedeva a scuola, cattivo copista.
Anche se devo riconoscere a Fini il coraggio di aver assunto difficili e impopolari posizioni su tanti temi, dalla bioetica all'immigrazione, ho seri dubbi che la sua conversione sia reale. Infatti, benchè condanni il conflitto d'interessi berlusconiano, dopo Bastia Umbra, egli ha assunto un ruolo politico che prima non aveva. A parer mio prima non aveva alcun obbligo a rassegnare le dimissioni da Presidente della Camera, anche se richieste a gran voce da tanti, ma oggi invece si trova a ricoprire due ruoli incompatibili tra loro: quello istituzionale e teoricamente super partes di terza carica dello Stato e quello di leader di un movimento politico. La contradizione salta implacabilmente all'occhio quando è stato convocato dal Presidente della Repubblica per le consultazioni di rito in caso di crisi politica. Infatti, si è presentato al Quirinale in una doppia veste, che non dovrebbe avere, quella di Presidente della Camera, chiamato a dare supporto col suo consiglio al Capo dello Stato, e quella del leader proprio del movimento politico che ha non poche responsabilità nell' attuale crisi di governo. Questo non è un conflitto tra ruoli? Dove emerge anche un conflitto d' interessi?
Quindi un cattivo esempio esso stesso per quanto predica.
Sia chiaro, condivido molte delle cose che dice Fini, molte delle critiche da lui espresse , ma non riesco a non pensare ai percorsi privilegiati per i suoi congiunti in Rai, alla "faccenduola" della casa a Montecarlo (che sicuramente si tratta di un peccato veniale), come anche a quei toni e a quelle pose divistische e cesaristiche che egli stesso contesta a Berlusconi.
Infatti è non meno idolatrato dai suoi di come lo è Cesare Silvio dai berluscones, come entrambe le tifoserie sembrano essere speculari nei toni e nel modo di porsi.
E non fanno eccezione gli stretti collaboratori dell'uno e dell'altro, che invece di invogliare i loro leaders ed il proprio "popolo" alla ragionevolezza e al confronto pacato, spingono nella direzione opposto infiammando gli animi, privilegiando il proprio ruolo all'interesse del Paese.
Perchè ormai ho l'impressione che più che un confronto tra due idee diverse di destra, di due diversi modi di fare politica, si tratti solo del solito teatrino della politica politicante, che si ammanta di idee, valori, obiettivi, ma che in realtà si risolve in un duello rusticano tra due politici che hanno perso la bussola.

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