Sei un furbo o un fesso? Questo il provocatorio incipit del "Codice della vita Italiana" di Giuseppe Prezzolini. Un grande intellettuale italiano del secolo scorso, ahimè,oggi ai più disconosciuto specie, con grande danno al nostro paese, dalla sua stessa parte politica.
Il senso di quest' opera semplice, provocatoria, disillusa e forse paradossale nel sue stesse parole:
"Tra legge scritta e legge vissuta tutti sappiamo che differenza passa. ... Lo abbiamo imparato a spese nostre, lo sa la nostra testa, che ha ripetutamente urtato contro quanto ignorava; lo sanno le nostre spalle, che di questa ignoranza hanno portato il peso!
E perché non cerchiamo di togliere ai giovani la parte più grave di tale noviziato?
Perché non proviamo insegnare loro in che paese sono nati, quali ostacoli troveranno, quante strade hanno aperte?
Ho cercato di esporre in poche formule alcune degli aspetti realistici della nostra vita e delle consuetudini della gran maggioranza degli Italiani."
1
I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.
2
Non c'e definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia; non entra gratis a teatro; non ha un commentatore zio, amico della moglie, e potente sulla magistratura e nella pubblica istruzione, ecc., non è massone o gesuita; dichiara all'agente dell'imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data a costo di perderci, eccetera: questi è un fesso.
3
I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.
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Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso fesso anche lui.
5
Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità di fingere di averle.
6
Colui che sa, è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.
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I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.
9
Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.
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L'Italia va avanti perchè ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti L'Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.
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Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandare via i furbi.
Ma non possono:
1)perchè sono fessi;
2) perchè gli altri fessi sono stupidi ed incolti, e non li capiscono.
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Per andare avanti ci sono due sistemi.
Uno è buono l'altro è migliore.
Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perchè non c'è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; perchè non c'è furbo che preferisca il quieto vivere alla lotta e l'associazione con gli altri briganti alla guerra contro questi.
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Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione.
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L'Italiano ha un tale culto della furbizia, che arriva anche all'ammirazione di chi si ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'Italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e la vendetta. Nella famiglia, nelle scuole, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente, che non si trova nei libri, insegnano i sistemi della furbizia. la vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo dalle sempre nuove scaltrezze di quelli.
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Non è vero in modo assoluto, che in Italia non esiste giustizia. E' invece cero che non bisogna mai chiederla al giudice, bensì' al deputato, al ministro, al giornalista, all'avvocato influente, eccetera.
La cosa si può trovare: l'indirizzo è sbagliato.
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In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, neanche le cose legali.
Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto, eccetera.
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L'Italia non è né democratica né aristocratica.
E' anarchica.
21
Tutto il male dell'Italia viene dall'anarchia.
Ma anche tutto il bene.
22
In Italia contro l'arbitrio che viene dall'alto non si è trovato altro rimedio che la disobbedienza che viene dal basso.
23
In Italia il governo non comanda.
In generale in Italia nessuno comanda, ma tutti si impongono.
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I ministri non sono scelti perché persone competenti nell'agricoltura, nei lavori pubblici, nelle finanze, nelle poste e telecomunicazioni, bensì perché piemontesi, liguri, lombardi, toscani, siciliani, abruzzesi; o perché appartenenti al gruppo a, b, c. Si è ministri non per quello che si è fatto, ma per il dialetto che si capisce, per il gergo parlamentare che si parla. Quello deriva in gran parte dal concetto dell'ingiustizia distributiva.
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Il valore degli incarichi non sempre corrisponde alla realtà. Molto spesso il piantone conta più del colonnello, l'usciere ne sa di più del ministro, il segretario può quello che il cardinale non osa, e così via.
Nelle piazze e nei salotti la conoscenza di questo "annuario segreto" delle potenze, forma uno punti indispensabili per fare carriera.
Rivolgersi al principale, senza passare per la succursale, è uno dei più comuni errori dei novizi della vita italiana.
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Wikio
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