martedì 9 ottobre 2012

NON SERVE CAMBIARE IL NOME SENZA UN PROGETTO

  di Enrico Bellelli
Enrico Bellelli
Sulla nuova denominazione da dare a Capaccio Scalo non posso non dire la mia, stimolato dai tanti interventi che ci sono stati. 
Innanzi tutto il problema non si racchiude nel se cambiare o meno il nome di Capaccio Scalo, perché se alla proposta seguisse un progetto di sviluppo del territorio saremmo tutti d’accordo, ma se invece si cambia solo il nome e non si procede a varare un progetto, anche a lungo termine, di sviluppo di tutto il territorio, proprio non ci stò.
Si dovrebbe prendere coscienza che Capaccio Scalo è divenuto un motore di sviluppo della piana che va rivisto e corretto, ed intorno ad esso far rifiorire tutti gli altri borghi della Piana. 
A tal proposito mi è piaciuto molto l’intervento del Prof. Liuccio, quando scrive come sia necessario “riammagliare” il territorio e questo potrebbe verificarsi proprio intorno al centro propulsore della Piana: Capaccio Scalo. 
Naturalmente, fuor di polemica, la dobbiamo finalmente smettere con tutti i campanilismi che si sono verificati negli ultimi decenni. Penso che questa sia stata una delle iatture che non hanno permesso alla Piana di tenere il passo con i tempi, oltre alle responsabilità politiche di chi ha amministrato. E del resto, oggi che si ragiona in termini di EUROPA, non ci possiamo più soffermare a ragionare in termini di contrada. 
Ben venga quindi l’iniziativa dell’Amministrazione Voza, ma che tenga in conto che ora non si può perdere più tempo e che bisogna voltare pagina per favorire lo sviluppo di tutta la Piana e complessivamente di tutto il Comune. Dico così perché non mi sono dimenticato di Capaccio Capoluogo, non sono tra quelli che la vogliono relegare a un ruolo marginale o isolato, ma anche in questo caso bisogna parlare chiaro e procedere con idee chiare e fattive. Se Capaccio Scalo ha assunto, negli anni, un ruolo trainante dello sviluppo non solo della Piana ma anche dei paesi contermini, Capaccio ha bisogno di tutt’altre cure, una riqualificazione urbanistica del centro storico, del resto questa operazione è stata fatta in tanti altri paesi del Cilento ed ha funzionato, perché non da noi? Quindi riqualificare il centro storico e favorire tutta una serie di attività legate all’attività turistico alberghiera (v. piccole pensioni nei palazzi antichi) e infine favorire una vocazione culturale (anche in questo caso mi sovvengono in aiuto gli scritti di Peppino Liuccio) in cui tutte una serie di attività possano trovare una collocazione idonea e fattiva. 
Per quanto riguarda il nuovo nome da dare a Capaccio Scalo, se ci sarà una presa di coscienza che da più parti viene sollecitata, non sarebbe male mettere insieme le nostre due realtà storiche: Capaccio e Paestum e denominarla quindi Capaccio-Paestum.
Capaccio Scalo (foto tratta da LoScirocco.net)
 
Questo l'intervento di Enrico Bellelli, ex amministratore comunale, nell'agorà di Amici di Paestum su FB, che ho ripreso e pubblicato sul mio blog perché lo ritengo un importante contributo all'attuale dibattito in corso, puntuale, propositivo, concreto e non certo vanamente polemico e strumentalmente o stupidamente fazioso in un senso od in un altro. Aggiungo di seguito la mia risposta al suo thread.
 Grazie Enrico, per il tuo intervento. In verità l'aspettavo. Tu sei stato uno di quei "giovani" impegnati in politica, che volevano modernizzare questo comune. Le tue riflessioni sono più che condivisibili. Infatti la questione del nome non è semplicemente e meramente toponomastica, ma voleva proprio riavviare un dibattito sull'"IDENTITÀ" senza il quale la realtà sociale, culturale e antropica di questa Comune rimarrà sempre parcellizzata senza mai diventare per davvero COMUNITÀ. Come anche finalmente far ragionare i nostri concittadini, le forze politiche, le realtà sociali, economiche e culturali di questo nostro paesello sulla "CITTÀ FUTURA", su un progetto di sviluppo. Già nella tua passata esperienza politica hai affrontato la questione. Fra il 1989 ed il 1990, come ben ricorderai, ma non i nostri immemori concittadini, fù già istituita un Commissione Consiliare (composta da te, l'avv. DE SIMONE, allora Sindaco, dal dott. G. DE PALMA, da R. FASOLINO, L. CAPO; V. VITOLO, N. NIGRO), che deliberò su iniziativa dell'allora consigliere Nigro Nicola, la proposta di un unico cap per la Piana e il superamento delle contrade con la denominazione unica della stessa in PAESTUM (con eccezione del territorio collinare). Proposta fatta propria dal Consiglio Comunale ed anche autorizzata dal Prefetto, quale organo competente di controllo in tali temi. Credo che tale delibera andrebbe ripresa, come mi piacerebbe anche un tuo contributo in questa agorà virtuale sul dibattito di allora su questi temi che non fu solo politico ma anche comune, anzi più che sentito, tra la gente. Perchè troppo spesso ci si dimentica in questa nostra realtà che le cose hanno una storia e che in tanti hanno lavorato per far crescere questo paesello. QUESTO E' UN PAESE DI IMMEMORI.


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