domenica 3 novembre 2013

LA POLITICA CAPACCESE E L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’ESSERE.



di Enzo Di Sirio

La pratica della Transumanza.
Quando Oreste Mottola mi ha proposto di scrivere quello che lui ha definito un "atlante, visto da destra, della politica capaccese", mi ha conferito quella che potrebbe definirsi una mission impossibile. E’ tale perché un atlante richiede una conoscenza precisa delle collocazioni dei luoghi e dei confini dove allocare le città ed i territori. Confini che allo stato attuale parrebbero non esistere se non in maniera assai sfumata. Ci troviamo, quindi, nelle condizioni dei geografi dell’antica Roma, che denominavano quell’immenso e sconosciuto territorio al di là del Mediterraneo semplicemente come “Africa”, aggiungendo un monito: “hinc sunt leones”.

Per capire dobbiamo fare un passo indietro nel passato.
Esattamente al 1994. Un anno storico, perché in esso sono gettati i semi di quella che sarà poi la politica capaccese degli ultimi 20 anni.
E’ l’anno della nascita del bipolarismo e della discesa in campo di Silvio Berlusconi, che sdogana la destra fondando il centro-destra italiano.  All’improvviso quell’area politica che era sempre stata vista come marginale, scomoda ed impresentabile, diventa il nuovo Far West. Si aprono immense praterie alla sua “colonizzazione”.
Ma è anche l’anno in cui i due partiti capaccesi da sempre antagonisti ed alternativi, la D.C. ed il P.S.I., si trovarono insieme in una maxi coalizione presieduta dall’allora sindaco Paolo Paolino.  Coalizione, che vide la quasi totalità dell’allora consiglio comunale e che si riproporrà nelle amministrative del 1995. E’ il primo Mucchio Selvaggio. E’ il seme da cui nascerà la piantina del cdx capaccese di cui Gaetano Fasolino sarà attento e solerte “orticoltore” (1). Ma questa “gioiosa macchina da guerra” vide frustrate le sue “sicure” aspettative di vittoria dalla discesa in campo della prima formazione elettorale, che si attribuirà il titolo di “civica”, quella promossa da Pietro De Rosa. Parliamo delle liste Venti Nuovi e Rinnovamento. Esperienza che vedeva candidati numerosi “giovani” che per tradizione familiare e per storia personale erano anch’essi di origini e provenienze politicamente diverse.
In quegli anni avverrà uno strano fenomeno. Famiglie e personaggi che storicamente erano collocati a sinistra (nel P.S.I. ad esempio) si troveranno a costituire lo zoccolo duro del centro-destra, come è anche vero l’inverso a sinistra, dove invece numerose famiglie e personalità storicamente democristiane vi “migreranno”.

Fac-simile delle elezioni del 1995
Ciò spiega la difficoltà oggettiva a delineare le appartenenze politiche nel nostro paesello. Qui “la mobilità” politica si è accentuata soprattutto con la fine dei partiti quali suoi attori protagonisti e con la nascita della “foglia di fico” della civicità.
Non aiuta poi neanche la mancanza di sicuri riferimenti nazionali. Scomparsi i partiti-chiesa fondanti il vecchio cdx (AN, CCD e FI), anche quelli attuali sembrano essere moribondi e transitori, mentre dei nuovi ancora si parla. In tale situazione è oggettivamente difficile che a livello locale i politici di lungo corso prendano posizione. Piuttosto aspettano che la situazione si chiarisca, limitandosi a coltivare rapporti personali con qualche “potentato” d’Oltresele.

Possiamo, però, comunque tentare di delineare delle “aree” e delle “appartenenze” approssimative nel centro-destra capaccese, che però non vanno viste come assolute, perché, come dicevamo, il politicante capaccese da solo o in gruppo è sempre attento ai riposizionarsi cogliendo l’attimo. Bisogna, poi, tener presente anche un altro fattore che pare complicare le cose: la dicotomia conflittuale tutta salernitana tra l’on. Mara Carfagna e l’on. Edmondo Cirielli.

Questione di sfumature.
Così vediamo a livello locale frequentazioni salernitane e romane del tutto personali, sia tra i componenti civici di destra, che tra quelli che si vorrebbero presentare come alternativi o d’opposizione. Il tutto con varie sfumature: da chi pare avere una linea più chiara sulle appartenenze e le frequentazioni ad altri invece più altalenanti, sino ad arrivare alla categoria del “doppio giochista”.

(1) Chiarisco: con "orticoltore" intendo che fu un attento coltivatore del suo orticello.

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