mercoledì 2 settembre 2020

 



Questa mappa redatta da un agrimensore è assolutamente interessante perché "prova" per una lite giudiziaria (disegnata cioè da un equivalente del moderno CTU) e quindi sostanzialmente veritiera sullo stato dei luoghi nel XIX secolo.

In alto è possibile vedere il Santuario della Madonna del Granato con le due strade da cui era possibile arrivarvi.

Una è quella, tutt'ora esistente,  cioè Via Sferracavallo, che partendo dalla SS 166, in località Vuccolo Maiorano, arriva in cima al Monte Calpazio, innestandosi in Via Francesco Crispi. 

Sul versante mare del Monte Calpazio oggi vi è l'altro ramo della Sferracavallo, che parte dalla piazzetta e si immette sulla SS 13a (per capire dove è l'edicola della Madonna del Granato). Anticamente invece vi era un'altra strada che come possiamo vedere seguiva un percorso un po' diverso.

Sul Capodifiume possiamo vedere uno dei mulini che allora sorgevano sul corso del fiume, quello in cui oggi si svolge una attività di ristorazione.

Più in alto su quella che era l'antica via per il Cilento, cioè più o meno l'attuale SP 318, vi è un edificio esistente tutt'ora, ma irriconoscibile, che difficilmente farebbe immaginare essere così antico: l'antica Taverna del Conte.

Era  qui  che  secondo  un decreto  del  1567 era  concesso  al feudatario della Contea di Capaccio il  diritto  di riscuotere  la  “Pandetta seu Tariffa”,  cioè  il  pedaggio  che  doveva pagare  chi  percorreva  la  Via per il  Cilento.  Questa  era  una  delle  tre  vie  che  attraversavano la  piana  capaccese  da  nord a  sud. Una  era  costiera, più  un sentiero che  una  via,  ma  scarsamente  usata, perché  prossima  alle  zone impaludate.  Partiva  dalla  torre  costiera  del  Sele,  attraversava  lo  spazio tra  la  riva  e  l'acquitrino  detto Sele  Morto, per  giungere  all'altra  torre  sul  lido di  Paestum  e  quindi  risalire  verso l'antica  città. Probabilmente  in uso da  chi  prestava  servizio presso le  torri di guardia e  da  pescatori o forse connessa con l'antico Portus Maris, che secondo alcuni era alla foce del Sele in quello che era detto Lago Paolino e poi Sele Morto.

 Quella  mediana, partiva  con la  Cilentana  dall'approdo  della  scafa  e  giunta  al  Barizzo  si  disgiungeva dall'altra  puntando verso Paestum. La  più  importante  e  trafficata,  ma  anche  la  più antica, era  proprio la  Via  per il  Cilento,  che costeggiava la  piana  ai  piedi  dei  rilievi  collinari. Questa era  quella  più  sicura  anche  rispetto  al  pericolo  di un possibile  contagio  malarico (mal-aria).

 Non è  un caso quindi  che  il  decreto  del  1567 imponesse  che  proprio  su questa  strada  e  “proprio nella  taverna  e  non in  altro  luogo” gli uomini del Conte di Capaccio dovessero riscuotere  il  pedaggio. Appresso la  Taverna del  Conte  a  Capodifiume, si  trovava  dopo quasi  due  chilometri  la  “Taverna di Giancesare”  ,  la  cui  memoria  sopravvive  nell'omonimo  toponimo  locale. Non caso, a  mia  opinione, nei  pressi  di  entrambe  le  taverne  erano presenti  delle  fonti  di  acqua  potabile, utili per dissetare  dopo il  lungo  tragitto uomini  ed  animali.

A proposito... avete capito quale è l'attuale edificio che anticamente svolgeva la funzione di taverna? 



Immagine 1: pianta ottocentesca del Calpazio e di Capo di Fiume.
Immagine 2: Illustrazione  dei  dintorni  della Città di  Paestum, tav. 1, da Le  Ruins de  Paestum..., 1798.



Nessun commento:

Posta un commento