martedì 6 ottobre 2020

I SARACENI E LA DISTRUZIONE DELLA ANTICA CITTÀ DI PAESTUM

 



La tradizione capaccese tramanda da secoli la leggenda della distruzione di Paestum per mano dei Saraceni della vicina Agropoli.

Leggenda che in realtà ha diverse versioni.

In quella narrata da Franco Bellelli, ad esempio, nell'articolo postato, i fatti avvengono in occasione di una processione dei pestani nelle campagne, che si sarebbe tenuta il 25 maggio per la celebrazione dell'ascensione, per il canonico Bamonte, invece, nelle sue "Antichità pestane", si sarebbe tenuta in occasione delle celebrazioni di San Marco Evangelista, il 25 aprile.

Vi sono però nelle diverse versioni dei punti in comune: quella che i Saraceni agropolesi mettono a ferro e fuoco è una città; i Pestani respingono più volte gli assalti dei Saraceni; questi riescono a prendere la città solo con l'inganno approfittando della assenza di gran parte dei suoi cittadini impegnati nella processione nelle campagne pestane.

Oggi sappiamo che la Pesto/Paestum del IX secolo non era più da qualche secolo una città, ma un villaggio centrato in età tardo antica essenzialmente intorno a quella che dovette essere la prima cattedrale pestana, cioè l'Athenaion, e quella, che secondo alcuni era allora solo una modesta cappella cimiteriale, cioè quella che è oggi la Chiesa dell'Annunziata. Nell'alto medioevo, dopo tutti i guasti seguiti alle invasioni barbariche, alla guerra gotica ed alla conquista longobarda, la situazione di quel "borgo" poteva non essere affatto migliorata.

È chiaro allora che gli abitanti di un piccolissimo villaggio non potevano efficacemente realizzare la propria difesa dalle mura dell'antica città, a meno che non si immaginano altre forme di difesa per quel villaggio.

Come c'è confusione di date, non solo tra i cronisti, ma anche tra gli storici passati e moderni su quando il sacco di Paestum sarebbe accaduto.

Il Bamonte dice nell'877 o nell'878, la cronaca cavense nelle due versioni del Muratori e del Pratilli nel 878, altri addirittura 10 anni più tardi se non addirittura nel secolo successivo.

La stessa cronaca cavese accenna ad un incursione saracena nel 778 che avrebbe vista devastata non solo la città di Capaccio Vecchia, ma anche quella detta di "Lucania".

Da chiarire che in età longobardo la Lucania fu sicuramente un "distretto", ma si discute se essa sia stata anche una città o un borgo.

È certo che in taluni casi se ne parli come una città, come nel caso della Cronaca cavese ("Saraceni Lucania expugnant"), ma determinare ex post a cosa ci si riferisse, sempre che gli scriventi del passato per essa intendessero sempre il medesimo abitato, diventa assai ostico.

Per alcuni si tratta di Paestum, per altri come il Mazziotti di un centro fortificato sul Monte Stella.

Resta comunque possibile, tenendo presente che le frequentazioni saracene delle nostra zone possano essersi realizzate ben prima della conquista di Agropoli dell'882, ma anche dopo la loro cacciata del 915, che tali date possano riferirsi ad episodi storicamente diversi, ma simili.

D'altra parte è difficile pensare che con la presenza e pressione costante dei Saraceni sulle nostre zone le stesse località non siano state attaccate più volte nel tempo.

È chiaro che la narrazione della presa e distruzione di una città di Paestum da parte saracena è leggendaria, probabilmente eco distorto di uno o più eventi reali, che passando di bocca in bocca, si sono fusi arricchendosi di particolari immaginari o perdendone altri. 

Resta comunque una "storia" parte del nostra eredità culturale e della nostra identità comunitaria.


Immagine: Archivio Pasquale Feo, estratto dal quotidiano "Roma" del 18 novembre 1947.

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