Tre storie assai curiose di inizio 600, che al tempo sembrarono inspiegabili e miracolose. Tre misteri che, forse, oggi con un po' di malizia potremmo spiegarci.
Scipione Mazzella, erudito e storico del XVI secolo, in una sua opera "Descrittione del Regno di Napoli…" del 1601, ci riferisce di fatti particolarmente curiosi, e direi incredibili, che sarebbero accaduti ad Eboli e nella vicina Agropoli.
Su Agropoli scrive:
"Ma lasciati i luoghi mediterranei, e camminando per il lido della ruinata Pesto trovasi Agropoli dove s'afferma, per mollitie d'aere, che passando le donne il duodicesimo anno, sono simili alle Cipriote, cioè che non si ritrovano più vergini”.
Ma è ad Eboli che le storie narrate si fanno davvero incredibili:
"Riferiscono gravi autori, che nel tempo che Giovanna d'Angiò prima di questo nome reina di Napoli, prese il Scettro del Regno, una donna d'Evoli havendo partorito un figliolo diventò maschio.
Raccontasi anco che nell'anno 1460 nella medesima città una femmina chiamata Emilia meritata ad un' Antonio Spensa, dopo essere stata dodici anni col detto suo marito diventò huomo, il Pontano che la conobbe testibe testifica, che ella testé esercitò dapoi gli uffici da huomo, e che di più prese moglie, e che piangendo la dote, per commandamento del Re Ferdinando, il Giodice costrinse il dett'Antonio a rendergliela.”
Estratti dall'opera di Scipione Mazzella, “Descrittione del regno di Napoli ...”, Prima Parte, pag. 79 (Agropoli), pag. 77 e 78 (Eboli), 1601
"L'albero dei peni", illustrazione tratta dal “Roman de la Rose” di Jeanne de Montbaston (Paris, Bibliothèque nationale de France, MS Fr. 25526), XIV sec..
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