La proposta del Sindaco Italo Voza di cambiare la toponimastica di Capaccio Scalo in Paestum Nuova o Nuova Paestum ha scatenato un vivace dibattito a dimostrazione della attualità del problema. Io ho suggerito il solo nome di PAESTUM e ne ho motivato le ragioni in un mio precedente articolo, nel quale ho anche proposto di ipotizzare un vasto agglomerato urbano che abbia la dignità di una CITTA' per estensione territoriale e per ruolo e funzioni.Ho limitato l'analisi alla zona sud dell'attuale Stazione Ferroviaria, impegnandomi ad affrontare quella della zona a nord. E mantengo la promessa..
Nei lontani anni della mia giovinezza la strada dalla Stazione per Capaccio era un nastro rettilineo fino al Petrale: Senza la barriera della variante a scorrimento veloce la pianura spaziava a perdita d'occhio verso le colline popolate di paesi, da un lato e dall'altro. Di fronte, la Madonna del Granato vegliava su uomini e campagne dalla balconata luminosa del Calpaziol Masserie e casali.radi,scandivano i ritmi del lavoro con i sudori dei salariati a gonfiare il portafogli dei latifondisti nell'alternarsi delle stagioni e delle colture.
Oggi " Il Rettifilo" è una contrada popolosa e vivace, con l'animazione civettuola delle attività commerciali e di servizi sul fronte strada e la paciosa aria di paese nell'interno, con orti e giardini ad arredo di case basse, linde, ordinate, lungo brevi rettangoli di vie a conquista di chiesa e/o ad incrocio di viale che ostenta con disinvoltura siepi di ulivi di geometrica fattura a guida verso l'Azienda Vannulo, santuario di prodotti di nicchia con l'oro bianco della mozzarella d'autore a farla da padrone, E', forse, la contrada più compatta delle tante della pianura.Forse sarebbe tempo di valorizzare un "territorio a quadrilatero" che trovi nella Stazione, nel Rettifilo, nell'Azienda Vannullo e nel Cafasso gli angoli di un raccordo fecondo, sempre che si bonifichi l'intera area con una funzionale rete stradale, a cominciare dalla valorizzazione dell'esistente, e si recuperi un patrimonio edilizio rurale in abbandono. Sarebbe, tanto per fare un esempio, uno straordinario contenitore di attività di socializzazione e/o di area espositiva il cadente "casino" D'Alessio in posizione centrale e a margine di strada interpoderale tra Rettifilo-Vannulo, da un lato, e Stazione-Cafasso, dall'altro. E ciò senza ipotizzare stravolgimenti di piano regolatore prossimo venturo, ma semplicemente recuperando e valorizzando l'esistente.
La vasta contrada sarebbe così destinata ad un grande sviluppo se solo si attivassero i tanti contenitori esistenti inutilizzati, facendone un polo di eccellenza articolato e vario nella prismaticità dell'offerta, che spazi dall'agricoltura di qualità, al commercio di nicchia, ai Beni Culturali ed Ambientali, al recupero della civiltà contadina e della memoria storica.Quanti, soprattutto delle nuove generazioni, sanno che da queste parti ci fu un "cimitero di guerra" e, un pò più giù, addirittura un tentativo di "aeroporto militare"!? (E l'ottimo e colto amico Enzo Di Sirio, che mi legge, di questa recente pagina di storia è cultore e maestro).Quella stagione del nostro vissuto collettivo, "Operazione Avalanche" e "Sbarco degli Alleati", è tutta da recuperare e potrebbe offrire una occasione straordinaria per attivare un filone turistico verso Inghilterra e Stati Uniti, che qui persero e seppellirono, anche se per breve tempo, i loro soldati caduti nella II Guerra Mondiale.Basterebbe istituzionalizzare un "Giorno della Memoria", collocandolo a ridosso dell'8 settembre, ipotizzando una serie di eventi sul tema. E sarebbe anche un modo per allungare la stagione turistica Spero che sindaco ed assessori degati alla materia prendano in considerazione la proposta.
I due territori superabitati.potrebbero e secondoi me, dovrebbero costituire un UNICUM per dare vita ad una "città" degna di questo nome e che si estenda in nmodo razionale ed organico dal Petrale al mare della Laura. Ma sono divisi da una strozzatura, l'attuale STAZIONE FERROVIARIA, che imporrebbe una rivisitazione di ruolo e funzioni, proprio a servizio e supporto della nuova nascente città del futuro.Per renderla tale urgono tre o quattro interventi che qui di seguito sintetizzo: a) riuso del patrimonio edilizio esistenze per dare corpo ed anima ad uno Scalo Ferroviario degno di questo nome; b)sistemazione dello spazio che va fino al LIceo Scientifico, ridisegnadolo con una palazzina centrale non priva di una certa monumentalità con relativa piazza ampia dotata di una serie di servizi (bar,ristoranti, infopoint, saloni di esposizioni dei prodotti tipici del territorio, edicola, libreria anche a supporto degli studenti del Loceo scientifico (superano i mille!!), stazione di arrivo e partenza dei pulmann da e per i paesi dell'interno fino a Laurino, Piaggine e Sacco, da un lato e a Stio, dall'altro, c)stazione di taxi, ecc. E sì perchè lo scalo così configurato sarebbe la STAZIONE DI PAESTUM, mentre l'attuale stazione di Paestum potrebbe diventare PAESTUM SCAVI. L'ostacolo maggiore sarebbe, anzi è, come collegare con un sottopasso comodo, ampio, vivibile, decoroso, illuminato con poster e vetrine espositive sui muri e che costituisca un passaggio pedonale di collegamento tra il due centri abitati a nord e a sud della linea ferroviaria. In questa maniera la Stazione Ferroviaria diventerebbe un altro "polo, cuore pulsante della nuova città". E' sotto gli occhi di tutti che l'attuale sottopassaggio pedonale rabberciato alla meglio, invivibile, poco funzionale , creato con assoluta miopia dalle Ferrovie e con il slenzio/assenso colpevole della locale classe politica amministrativa è totalmente inadatto.
L'idea non è priva di fascino, ma di difficile realizzazione, perchè implica battaglie generose contro le resistenze, che non mancheranno, nel territorio e, soprattutto contro un colosso come le Ferrovie, che devono impegnare fondi notevoli per realizzarla, Se ne convincano Voza ed i suoi colleghi amministratori. E si attrezzino con una squadra o team, come dicono gli americani. Ma lo facciano. Nel territorio non mancano intelligenze e professionalità in grado di dare una mano per megafonare con tutti i mezzi e in tutte le direzioni l'importanza e la validità del progetto.(A quando un Ufficio Stampa degno di questo nome!?) Lo faccia il sindaco Voza e, secondo me, passerà alla storia della città e del territorio. Lo faccia e cominci a lavorarci fin da subito. Lo faccia, anche perchè lo reclamano i cittadini delle popolose contrade (Capaccio Scalo e Rettifilo).Lo reclamano i ragazzi del Liceo Scientifico che sono la nostra speranza e i cittadini,ci auguriamo operosi, di domani. Vorrei tanto che succedesse!!! Così come vorrei che si tenesse conto che non c'è soluzione di continuità, ormai,tra gli -insediamenti abitati del Rettifilo e del Petrale, che è, da sempre, approdo e snodo di strade, quella d'acqua del fiume, che ferisce e feconda i campi, quella che penetra verso Spinazzo e il Varco Cilentano e, ancora, quella che, in comodi tornanti, scala la collina verso il capoluogo e quella, infine, che galoppa spedita alla conquista di Seude, Vuccolo Maiorano, Tempa San Paolo e Scigliati, isole di un arcipelago senza raccordi e connesioni.Ma questa è un'altra storia e con altre problematiche.
Giuseppe Liuccio
g.liuccio@alice.it
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Stazione di Paestum - Wikipedia
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Qualcuno di Capaccio-Paestum che mi dia info? - it.answers.yahoo.com
Caro Giuseppe Liuccio, hai colto appieno molti dei punti che dovrebbero essere centrali nel pensare e progettare la "Città Nuova".
RispondiEliminaPer me, la scelta dell'attuale amministrazione comunale di puntare sulla ex Stazione di Paestum è un errore clamoroso. In un ottica di sviluppo generale e ponderata DI TUTTO IL TERRITORIO, quella da valorizzare dovrebbe essere, invece, la "fermata" dello Scalo di Capaccio.
Purtroppo è prevalsa una visione parziale, che fa delle scelte a servizio dell'Area Archeologica e non di tutta la comunità.
Certo Paestum è una stazione storica, per questo l'amministrazione ha trovato facile accesso presso le Ferrovie, anche in termini economici.
Ma così avremo solo e sempre "fermate", a servizio di pochi(utenti).
In una logica, invece, di sviluppo urbano della Città e di servizi per l'intera popolazione capaccese (o neo-pestana) la scelte da farsi era l'altra. Non a caso osteggiata dalle Ferrovie.
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RispondiEliminaCaro prof. Liuccio, in merito esiste un corposo fascicolo con tanta di pubblicazione su "il Sud" e corrispondenza con l'ex Sindaco Marino che ha fatto sempre orecchio di mercante. Allora anche le FF.SS. si dichiararono d'accordo e fu proposto un sistema simile al recupero della stazione di Salsomaggiore (atto deliberativo recuperato e consegnato), ma nonostante tale disponibilità ed anche con tanto di " soldoni" da parte delle ferrovie gli amministratori si persero nel nulla. Ci fu anche un intervento del compianto on. Tommaso Biamonte ed anche per lui non ci fu udienza, che peccato aver avuto questi "signori" che osavano anche dar patenti di chi era più capaccese. La realtà è che questi personaggi sono legati ad una cultura di non far niente oltre alle miserie umane. Comunque professore sono contento che non ti stanchi mai di battagliare. A proposito della denominazione Paestum qualcuno, mi ha chiesta la delibera n. 19 del 23 marzo 1990, cercherò di metterla in rete nei prossimi giorni. Professore quando vieni da queste parti vieni a trovare a Radio Paestum, così mi dai la possibilità di offrirti un bel caffè. Ti saluto
Nigro Nicola