Pubblicato da Giuseppe Liuccio, il giorno Domenica 14 ottobre 2012 alle ore 15.18, sul suo profilo di Facebook.
Giuseppe Liuccio |
Il sindaco Italo Voza ha lanciato, di recente, una provocazione, che ha suscitato una serie di reazioni di segno opposto, ma, comunque, ha avuto l'effetto, certamente positivo, di focalizzare un problema reale, sul quale è opportuno, doveroso ed utile riflettere.Questa, in sintesi, la proposta: Abolire il vecchio toponimo di Capaccio Scalo, sostituendolo con Nuova Paestum o Paestum Nuova.
"Nomina sunt conseguentia rerum" - sostenevano con saggezza gli antichi. E "Capaccio Scalo" nacque. quando la Stazione Ferroviaria era l'unico punto di riferimento per gli abitanti delle zone interne per le partenze: voli di desiderio e di speranza per l'espatrio forzato, ottemperare agli obblighi della cartolina di precetto. gli studi nelle città lontane, il ricovero negli ospedali del capoluogo di provincia, ecc. e relativi conseguenti ritorni. Partenze e Arrivi. Per il resto la Piana era zona malarica con salariati migranti che raggiungevano i campi di lavoro a perdita d'occhio a raggiera dalla masseria del "signore"., scendendo all'alba dai paesi delle colline. L'assalto ai latifondi e la conseguente riforma agraria rivoluzionò storia, geografia ed economia e la pianura si popolò con borghi rurali disseminati dal Sele al Solofrone e dal mare alle colline con una logica di funzione allo sviluppo agricolo. Anche Capaccio Scalo si sviluppò con questa logica, a cui hanno fatto seguito Il Rettifilo da un lato e Laura dall'altro. Il commercio, prima, ed il turismo, poi, hanno prodotto una seconda rivoluzione geo-economica, che è ancora in atto. E Capaccio Scalo è cresciuta a dismisura, sull'onda, spesso, dello spontaneismo dettato da necessità e senza un preciso disegno urbanistico, per assenza totale, o quasi, della politica. Lo sviluppo, anche e, forse, soprattutto, quello urbanistico, lo ha imposto il mercato, che lo ha governato,o sgovernato, nella logica del profitto dei singoli e non nel superiore interesse della collettività:. Sono nati centri commerciali, studi professionali, banche, bar, ristoranti e tutta la vasta gamma di negozi funzionali ai bisogni della quotidianità di una umanità disaggregata che è cresciuta di anno in anno e, spesso , di mese in mese.I palazzinari hanno fatto gli affari, i cittadini hanno avuto una casa, il territorio è stato devastato da una edilizia da rapina,.I ragazzi hanno avuto una scuola dell'obbligo I più grandi hanno avuto, tardissimo, un Istituto Superiore. Né gli uni, né gli altri hanno avuto luoghi funzionali alla socializzazione. Il tutto perché è nato ed è cresciuto un luogo da abitare non da vivere. Il tutto perché è mancata la Politica. Ora il sindaco Voza lancia un segnale,prendendo a pretesto la toponomastica; e va salutato positivamente perché è la spia di una esigenza reale, ineludibile e non più rinviabile: ridisegnare il territorio non tanto e non solo dal punto di vista meramente fisico urbanistico, anche se anch'esso importante, ma dal punto di vista delle funzioni a cui ogni centro abitato che si rispetti deve fare riferimento.Urge RAZIONALIZZARE L'ESISTENTE e fin da subito. Il sindaco ne ha lanciato il segnale.
Chiesa di S. Vito (Piazza Santini) nello scalo di Capaccio. |
Giuseppe Liuccio
g.liuccio@alice.it
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