Sì, avete letto bene: le cinque Capaccio.
Tante sembrano apparentemente essercene.
A ciò si aggiunge un altro piccolo mistero.
In tutte le mappe antiche vi è una strana inversione per cui l'antica città medievale di Capaccio sul Monte Calpazio è indicata come “Nuova”, mentre quella apparentemente più recente, la Capaccio, sul Monte Soprano, cioè l'attuale nostro capoluogo, come “Vecchia”.
La spiegazione più diffusa e comunemente accettata è che si tratta di un errore a catena fatto dai cartografi.
Sicuramente è vero che i cartografi dell'antichità compilavano le loro mappe sulla base di precedenti mappe, sulle narrazioni dei viaggiatori e mercanti o sulle riminiscenza letterarie, in genere classiche. Cosa che spiega perché non di rado compaiano su queste mappe città già allora da tempo abbandonate ed in rovina.
Ma appare assai strano che lo stesso errore compaia su tutte le mappe sino a quasi il settecento. È difficile pensare che tutti abbiano potuto sbagliare, sempre che quegli antichi cartografi non fossero a conoscenza di qualcosa di cui non contemporanei abbiamo perso memoria.
Per cominciare a sbrogliare la matassa ingarbugliata di questo mistero, dobbiamo cominciare dall' etimologia del paleonimo “Capaccio”.
Il primo a farne l'etimologia è Philipp Clüver o Cluverio (Danzica, 1580 – Leida, 31 dicembre 1622), un erudito, definito il padre della geografia storica.
Personaggio interessante, che fu anche soldato di ventura, che intraprese lunghissimi viaggi in tutta Europa, visitando persino Capaccio, di cui parla in più occasione nella sua opera “Italia Antiqua”, pubblicata postuma nel 1624.
Il Cluverio propone che il paleonimo Capaccio derivi dal nome del monte su cui sorgeva l'antica città medievale: Calamatius, Calamazio, Calpazio e dunque Capaccio.
Ma questa è una tesi erudita, messa già in discussione nel settecento da Giuseppe Antonini, il quale riteneva che invece derivasse da Caput Aquae.
Il caput aquae per il latini è la fonte in cui nasce un corso d'acqua o dove inizia un acquedotto di una città.
Sappiamo, che di monti denominati Calpazio ve ne è uno solo, mentre di Capaccio ne esistono diverse in tutta Italia.
Un esempio noto è Via Capaccio a Firenze, dove l'edonomimo, o nome di via, è generalmente fatto derivare dal caput aquae dell'antico acquedotto romano che serviva la città, lì situato.
Gli studiosi contemporanei optano per l'ipotesi che Capaccio nasca come toponimo identificante lo specchio d'acqua, con le sue numerose sorgive, da cui si origina il fiume modernamente detto Capodifiume. Nome poi traslatosi, come Caputaquis, all'insediamento sorto sul Monte Calpazio, notoriamente privo d'acqua, tanto che i suoi abitanti dovettero ricorrere a cisterne alimentate dall'acqua piovana.
L'Antonini, però, immagina una particolare variante dell'origine del paleonimo.
Egli, infatti, ritiene che derivi da caput aquae, inteso però come capo dell'antico acquedotto che serviva la città di Paestum.
Scrive infatti nella sua “Lucania, discorsi” (pag. 256, Napoli, 1745):
“L'è venuto il nome di Capaccio da Caputaquae, luogo poco distante dal paese, dove cominciano gli acquedotti, che l'acqua di buona qualità in Pesto conducevano. Vengosi ancora questi sulla strada, onde vassi a Trentinara”.
L'Antonini, però è per questa sua partcolare ipotesi fortemente criticato dal Magnoni, altro erudito settecentesco, che propende invece per quella del Cluverio, anche se ritiene possibile quella per cui Capaccio deriverebbe invece da Caputaquae, ma non nel modo in cui l'Antonini la intende.
Infatti nella sua “Lettera di Pasquale Magnoni al barone Giuseppe Antonini ...” (pag. 30, Napoli, 1763), scrive:
“...Ed in vero questa opinione è assai più probabile della comune e cioè di aver Capaccio preso il nome dal vicino Capo di Fiume, e tantoppiù della vostra che lo vuole fatto da un luogo sulla strada, che va da Capaccio nuovo a Trentenara, appunto dove si dice Capo d'acqua.
Questo luogo io non lo so, ma voglio credervi per un poco, che vi sia.
Or ditemi non fu la Città sul monte dalla parte di Occidente da Pestani dopo la distruzione della loro Città edificata, la prima, che fu nominata Capaccio, ed ora Capaccio vecchio dicesi?
Questa, come Voi sapete è più di due miglia lontana da Capaccio nuovo verso Occidente, e fu del monte; all'incontro il luogo, che Voi volete chiamato Capo d'acqua, è distante qualche tratto ancora da Capaccio nuovo verso Oriente alla volta di Trentenara .
Sicchè come potea Capaccio vecchio che fu il primo anche ad essere cosi detto, ricevere questo nome da un luogo, che gli era piucchè tre miglia lontano?
Bisogna meglio riflettere.
Dissi bene, che qualora non valesse l'opinione del Cluverio, più verisimile sembrar deve quella di essere Capaccio cosi detto da Capo di Fiume, che forse vale lo stesso, che Capo d'acqua; perocchè questo luogo è immediatamente sotto il monte, ove fu la Città da' Pestani edificata, e Capaccio la prima volta chiamata e perciò distinta ora dall'altro coll'aggiuntivo di vecchio.”
In realtà l'Antonini aveva ragione ed il Magnoni torto.
Infatti da un documento del 1913 apprendiamo che l'approvvigionamento di acqua dell'allora nuovo acquedotto cittadino che serviva il Capoluogo avveniva da delle fonti, acquisite dal Comune di Capaccio nel territorio di quello di Trentinara, denominate "Capodacqua, Vernaglia ed Ospedale".
La Capodacqua citata dall'Antonini dunque esiste realmente.
A questo punto è lecito chiedersi anche se avesse ragione sul punto dell'origine del paleonimo Capaccio dalla Capodacqua presso il Monte Vesole e non da quella ai piedi del Monte Calpazio.
Capodacqua che in entrambi i casi val lo stesso che dire Capaccio.
L'ipotesi è affascinante.
Sappiamo dai documenti d'epoca che l'attuale Capaccio Capoluogo cominciò ad essere detta Capaccio solo dalla fine del quattrocento, sino ad allora era detta casali di S.Pietro di Rodigliano. Toponimo, oggi, quello di Rodigliano, ancora esistente, ma contrattosi a definire una zona assai più ristretta di quella originaria, quella dove sorge l'attuale cimitero cittadino.
Infatti nel Codex Diplomaticus Cavensis (9, pag. 105 anni 1065/1072) si legge:
"Ego Petrus filius quondam Mauri su[b]diaconi clarifico me habere rebus in locum Trintinaria et in locum Ridilanum ubi proprio Monticellum dicitur et in locum Pazzano ..."
Pare chiaro, quindi, che Monticellum (Monticello) è una località specifica di Ridilianum, cosa che escluderebbe che la Capaccio sul Monte Soprano possa essere quindi denominata come “Vecchia”, come pur accade nelle antiche mappe, rispetto a quella sul Monte Calpazio, che, invece su queste antiche mappe è detta “Nuova”. Almeno non dal punto di vista della denominazione.
È anche vero però che Caputaquis, cioè la Capaccio sul Monte Calpazio, sorse intorno all' VIII o IX secolo (o secondo alcuni ancora prima, di uno o due secoli), mentre l'attuale Capaccio sul Monte Soprano è probabilmente più antica, potendo essere sorta nei suoi casali su antiche ville romane nel periodo tardo antico.
Rodigliano (Ritilianum, Ridilianum, Redilianum, ecc.), come Valenzano (più tardi Balenzano) o Pazzano sono tutti antichi toponimi propri del circondario di Capaccio Capoluogo derivati probabilmente da nomi gentilizi romani.
In tal senso Vincenzo Rubini mi parlava di diversi resti antichi di età romana emersi durante le ristrutturazioni di alcuni storici edifici del Capoluogo. Sappiamo poi che per qui passava l'antico acquedotto che da Vesole riforniva l'antica città romana di Paestum.
Particolare questo importante!
Infatti se le fonti sotto il Calpazio sono il caput aquae del Capodifiume, quelle di Vesole sono il caput aquae dell'acquedotto.
In una mappa cosiddetta “aragonese” (attualmente conservata presso la Bibliothèque Nazionale de France), per alcuni un falso del settecento, per altri un copia settecentesca di un originale quattrocentesco, compaiono dei particolari interessanti.
Vi sono disegnati due acquedotti terminanti a Paestum.
Uno che ha il suo inizio presso “Capo d'Aqua”, cioè le sorgenti del Capodifiume, l'altro in collina dopo Capaccio Capoluogo.
Che si tratti di un falso settecentesco o di un originale, la mappa riporta sia la dizione “Capodacqua” come origine dell'antico acquedotto, pur confondendola con le fonti del Capodifiume, sia il reale caput aquae dell'acquedotto dopo Capaccio verso Trentinara.
È come se fosse sopravvissuta la memoria, ma che fosse stata fraintesa dallestensore della mappa.
A questo punto è ipotizzabile che la dizione di Capaccio Capoluogo, come “Vecchia” nelle mappe, più che al centro abitato, si riferisse a la Capaccio, intesa come il “Caputaquae” dell'antico acquedotto romano, sicuramente più antica delle Capaccio - Caputaquis sul Monte Calpazio.
Interessante, poi, l'osservazione di Mario Mello, che nelle sua opera “Da Poseidonia a Caputaquis medievale”, ci fa notare come se le fonti del Capodifiume erano dette “Caput Aquae”, con la desinenza latina al genitivo, cioè come a dire il capo o la fonte delle acque, mentre l'antica città sul Calpazio era invece detta “Caputaquis”, con la desinenza in ablativo, che potremmo intendere, mia ipotesi, come “la sommità o la cima sulle acque”.
Difatti sia il nome stesso del Monte Calpazio, che la sua dizione antica di Calamatio, secondo alcune teorie in ambito toponomastico, rimandano nella loro etimologia all'idea di altura (Cala= rilievo; Alp= monte).
È anche vero che nei documenti medievali, come quelli cavensi, il Capodifiume era detto Atium o Accium, cioè Accio, da cui per alcuni, come Vincenzo Rubini, le diverse versioni del toponimo ricorrenti nei documenti delle cancellerie normanne ed angioine o nelle carte cavensi, dai quali si sarebbe originato il paleonimo Capaccio: Caputatium, Caputaccium, Capuaccio.
Quindi seguendo il mio precedente ragionamento, se il paleonimo Capaccio, come Caputaquae, pare essere collegato alle acque del Capodifiume, quello di Capaccio, come Caputaquis, potremmo ipotezzare che invece sia legato all'altura su cui la città sorse.
Quindi ricapitolando...
la prima Capaccio, intesa come Caputaquae, è lo specchio d'acqua da cui parte il Capodifiume, nei cui pressi, sorgeva un abitato, che già nel X secolo era detto “Casavetere di Capaccio”.
La seconda Capaccio, sempre intesa come Caputaquae, è il caput aquae dell'antico acquedotto sul Monte Vesole.
La terza Capaccio, è la città medievale di Caputaquis sul Monte Calpazio.
La quarta Capaccio, è l'attuale Capaccio Paese, che comincerà così a chiamarsi verso la fine del quattrocento, quando lo spopolamento di Caputaquis era ormai un fatto compiuto.
La quinta Capaccio è l'attuale cittadina di Capaccio Scalo, in piana, sviluppatasi con la riforma fondiaria e negli anni successivi.
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