Quella che oggi chiamiamo contrada Laura ha una lunga storia di frequentazioni del suo territorio, ma come centro urbano è relativamente recente.
Una curiosità di molti è la particolarità del suo toponimo, che ricorda un bel nome femminile.
In onomastica generalmente si individua la sua origine nella pianta dell'alloro, detto anche "lauro".
In toponomastica le cose si complicano, perchè non di rado i nomi dei luoghi (toponimi) sono il risultato di una loro evoluzione dovuta alla corruzione nel tempo di un "nome" più antico.
In passato ero propenso a credere che l'origine di questo toponimo fosse derivato da "laguna", che nella sua forma dialettale "launa" abbia dato origine a quello attuale, cioè la Laura.
Oggi ho un convincimento diverso, fondato anche su base documentale.
Credo che l'origine del toponimo Laura sia in un altro ancora oggi esistente, ma che ha visto nel tempo la contrazione del territorio a cui anticamente dava il nome: il Gaudo.
Abbiamo visto in un passato post come anticamente il Gaudo dava il nome anche alla porta settentrionale della antica città di Paestum, oggi detta "Aurea".
L'origine è nella sua dizione popolare "lo Gauro", che, come abbiamo visto, per la porta nord di Paestum diventa "Aurea" e per la nota contrada capaccese diventa "Laura" (lo Gauro > lo Auro > l'Auro > Laura).
Conforto in tal senso lo abbiamo anche da numerose evidenze storiche, come ad esempio la descrizione nei documenti antichi sull'estensione della primitiva località "Gaudo", che appare in passato molto più estesa che ai nostri giorni.
Da un documento conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli risalente al 1566 (1) apprendiamo che la località detta Gaudo:
"comincia de la porta del antica città di Pesto quale si dice proprio la porta del Gaudo et se camina abascio verso mari confinando con le mura de detta città ad mano sinistra con che si entra ad confinare con le terre de li heredi de Pirro de' Vignali et Matteo Miglio de Capaccio dove se dice la Lupata e poi se volta verso Sele confinando alla parte verso mar con lo comprensorio de la Corte che se dice la palude de Cerzagallaro".
È evidente da tale descrizione che l'estensione della località "Gaudo" era anticamente assai più vasta e comprendeva anche sicuramente la zona sud della attuale contrada Laura, cosa che ci conforta nella nostra ipotesi sulla origine di questo toponimo.
Non abbiamo notizie certe di una presenza umana stabile nella zona Laura prima dell'800. Nelle diverse mappe che la rappresentavano è descritta come incolta e selvaggia. Sappiamo però che era frequentata almeno stagionalmente.
Ad esempio abbiamo nozione di “pagliai” costruiti occasionalmente per vari usi.
Un “pagliajo” nulla era che una capanna, costruita con materiali poveri come legno, frasche, stoppie e paglia, a forma quadrangolare o circolare (come quelle che spesso compaiono nelle vedute settecentesche di Paestum), abitazione degli umili (contadini,pastori, ecc.), ma anche con funzioni diverse come stalla per gli animali o ricovero per viaggiatori (2).
Di questi pagliai ne è rimasta memoria evidente proprio in un edonimo della Laura, cioè Via Pagliaio della Madonna, ma anche in documenti d'epoca, come la causa che vide contrapporsi alcuni marinai che avevano costruito un “pagliajo” sul lido del “demanio universale” (3) denominato Laura contro il Conte di Capaccio che gli aveva “estorto” il pagamento dei diritti di pesca su quel litorale che gli erano propri (4).
Ma la Laura con Codiglioni e Cerzagallara fu anche oggetto di una storica controversia, che durò molti decenni, tra l'allora Università di Capaccio, cioè l'attuale Comune, e gli ex feudatari di Capaccio, ossia i Doria.
Agli inizi dell'800 vi fu una grave crisi economica e sociale, che colpì tutto il Regno di Napoli, che a Capaccio fu aggravata dai costi dell'alloggiamento delle truppe francesi. Ciò determinò un forte indebitamento dell'Università, che non potendo gravare i cittadini con nuovi carichi fiscali, pensò di risolvere con un fitto di alcuni suoi demani: Laura, Codiglioni e Cerzagallara.
I Doria però non rispettarono l'accordo, realizzando piuttosto una vera e propria usurpazione di quei demani, che chiusero a “difese”, e che utilizzarono soprattutto per il pascolo brado delle loro mandrie di bufali.
La conclusione arrivò solo nell'aprile del 1866 con un compromesso tra il Comune e gli "usurpatori", che nel frattempo si erano moltiplicati, aggiungendosi nel novero anche gli esponenti delle famiglie di quella nascente borghesia agraria, che dominerà la Piana di Capaccio per più di un secolo sino alla riforma fondiaria. Tali accordi risultarono più vantaggiosi per questi ultimi che videro riconosciute parte di quanto avevano acquisito a danno del demanio pubblico.
Il resto poté tornare nella piena disponibilità del Comune, permettendo all'ente di poterne usufruire pienamente così da poter realizzare le “quotizzazioni” di tali demani. Quotizzazioni iniziate a Capaccio sin dal 1850.
Con le quotizzazioni i demani comunali coltivabili furone divisi in quote ed assegnate ai cittadini. Le terre in tal modo divise diventavano "proprietà libere dei cittadini” (5) dietro pagamento di un canone.
Ma a completare la svolta che permise lo sviluppo della località Laura furono le opere di bonifica volute dalle autorità borbonica.
Nel 1855 è istituita l'Amministrazione delle Bonifiche di Paestum e l'anno seguente iniziano i lavori di bonifica con canali di drenaggio paralleli alla linea di costa che si immettono nel fiumarello che sfocia in località Ponte di Ferro. Furono così proscugati in dieci anni ben 1.399 ettari dalla foce del Sele alla Laura.
Nei fondi agricoli così bonificati e lottizzati vengono avviate culture legate alle manifatture industriali del Regno: la robbia (da cui si ricavava un colorante per tessuti), il cotone (per le filande della Valle dell'Irno) ed il tabacco.
Le trasformazioni del territorio: mappa IGM 1871. Da notare i primi canali di bonifica (linee azzurre piccole), la ferrovia, le prime strade e le poche case sparse. |
Le trasformazioni del territorio: mappa IGM del 1908. |
La Laura comincia anche a popolarsi.
Pagliai, case coloniche e masserie fanno la loro comparsa stabilmente.
L'attuale Via Laura - Paestum, asse nevralgico e baricentrico del moderno borgo, comincia a delinearsi. Nell'Inventario dei Beni Comunali di Capaccio del 1912 è iscritta al numero 12 e provincializzata a fine anni 60 o inizio anni '70 a seguito della costruzione del ponte sul Sele (6), che la rende una dei principali assi viari che da Salerno vanno verso il sud della Provincia. Inevitabilmente questa strada diventa occasione ed opportunità di sviluppo di questa contrada come località di balneazione e di ricettività turistica.
Ma la vocazione turistica di questa contrada comincia ad emergere già nei primi anni sessanta.
Già 1961 Hainel Ingeborg in Schuhmann è titolare della prima storica struttura ricettiva della Laura: la Pensione Shuhmann (7). Questa piccola struttura ricettiva sul mare avrà un'importanza fondamentale per il nascente turismo pestano. Sarà vettore di diffusione della conoscenza e promozione di Paestum anche come località balneare presso gli europei del nord, primi fra tutti tedeschi e svizzeri. I coniugi Shuhmann furono in tal senso pioneristici promotori del turismo straniero nelle nostre zone, quando questo non aveva ancora una connotazione di massa come oggi.
Altra struttura storica della Laura è l'Hotel Clorinda, aperto da Giovanni Di Sirio tra il 1962 ed il 1963 riadattando una masseria della seconda metà dell'ottocento, allora nota come “il Casino Rosso”, a causa del rosso dei suoi intonaci individuabile a grande distanza nell'allora spoglia piana pestana.
Negli anni che seguirono nacquero nuove attività commerciali e turistiche: alberghi, pensioni, campeggi e stabilimenti balneari, soprattutto negli anni settanta e nel decennio successivo.
Gli anni ottanta sono quelli della svolta in cui il settore turistico viene a qualificarsi come massivo, perdendo quello di qualità degli stranieri. La ristorazione diventa un affare con la banchettistica, facendo delle strutture pestane ed in particolare quelle della Laura le più ambite e ricercate della provincia.
Malgrado la vocazione turistica e la funzione trainante nell'economia della nostra piana, la contrada, salvo episodici casi, non riceverà mai il dovuto interesse delle istituzioni, sviluppandosi caoticamente come luogo di seconde case per villeggianti, ma soprattutto senza un disegno o impianto che ne valorizzasse le potenzialità. Bastano un paio di esempi: l'abbandono della fascia costiera, con una Pineta trascurata e vittimizzata, vissuta più come un problema che come un'opportunità, ed un lungo mare, sempre auspicato e mai realizzato. Lo stesso arredo urbano della contrada e la sua estetica sono ben lontani dagli standard minimi di una località turistica.
Insomma il disordinato e brutto sviluppo della contrada è probabilmente espressione della mancanza di una idea di sviluppo ma soprattutto, per una contrada a vocazione turistica, di un'idea di turismo.
L'Hotel Ristorante "Clorinda' nel 1963. |
Note:
(1) Relevi della Camera della Sommaria - 27/30 giugno 1566 - volume 226 dal titolo La Città di Capaccio antiqua disabitata cum Jurisdictione Jurium, tratto da Fausto Longo, Le mura di Paestum, pag. 20, Fondazione Paestum onlus - Pandemos s.r.l., 2012.
(2) Come il “pagliajo” che sorgeva fino alla fine del settecento nei pressi del palazzo vescovile e descritto dal Delagardette nel suo “Les ruines de Paestum”.
(3) I demani universali, contrapposti ai demani baroni, erano quelli la cui titolarità era del populus ed il cui uso spettava individualmente e collettivamente ad ogni cittadino, tanto da derivarne il principio secondo cui ciascuno “sibi quoque jure privatim locis publicis uti potest”.
(4) In “Bullettino delle sentenze”, anno 1809, numeri 10 e 109.
(5) Decreto deÌl'8 giugno 1807.
(6) Fonte il prof. Paolo Paolino.
(7) Nel 1961 risultano come strutture ricettive ricettive in Capaccio: l'Autostello A.C.I., in Via Giulietta, Paestum (II cat.); Olimpia di Sergio Alfonso, frazione Paestum, località Licinella (III cat.); Shuhmann di Hainel Ingeborg in Shuhmann, fraz. Paestum, località Lupò (III cat.); La Pineta, Via Torre, fraz. Paestum (IV cat.); Tesauro Giovanni, Via Torre, fraz. Paestum (IV cat.); Cucco - Santomauro Filomena, fraz. Pontebarizzo (Locanda); D'Anzilio di D'Anzilio Giuseppe, loc. Foce Sele (Loc.); Nettuno di Pisani Giuseppina, Via Licinella, fraz. Paestum (Loc.); Vairo di Vairo Giuseppina, fraz. Pontebarizzo. Da Supplemento straordinario della Gazzetta Ufficiale n. 169 dell' 11 luglio 1961, pag. 254.
Foto del quadrivio della Laura degli inizi anni '70 © Sergio Sica.