domenica 10 settembre 2017

Il Sogno Verde: Bernardo Trevisano (1406-1490) e la ricerca della Pietra Filosofale.


Pubblico uno stralcio dall'opera di un erudito ottocentesco, Isidoro Carini, un sacerdote, però paradossalmente positivista nell'approccio, cioè "Sulle scienze occulte nel medioevo e sul codice della famiglia Speciale". 
In esso ripercorre la vita di un noto alchimista italiano del medioevo, Bernardo di Trevisano (o anche Bernardo Trevisan) non senza un certo spirito canzonatorio e irriverente, tipico dei positivisti dell'epoca, che consideravano l'alchimia come una superstizione ed una forma d'ingenua proto-scienza. Concezione erronea, che ancora oggi sopravvive,  perché centrata sulla sola operatività al forno dell'alchimista, che ne era una solo l'aspetto esteriore.

Clavis XII, Opus medico - chymicum , Johan Mylius, 1678.


La storia di centomila alchimisti di quel tempo è press'a poco quella, che ci è descritta di Bernardo di Trevisano (1043 - 1490).
Costui fu un ricco conte italiano.
Innamorato dell'alchimia, ispiratosi agli arabi Geber e Rasis, nomi tanto famosi in quel tempo, comincia collo spendere tremila scudi per esperienze sulla conversione dei metalli.

Non riesce com'è naturale.

Allora si volge ai maestri Archelao e Rupescissam ma dopo quindici anni di continue prove, dopo spese di parecchie migliaia di scudi, non ha avuto la fortuna d'incontrarsi colla Pietra Filosofale.

In buon punto un chierico suo paesano gli dice, che maestro Errico confessore dell'Imperatore conoscea il secreto dei secreti (secretum secretorum) e possedea la pienezza assoluta del magistero.
Il Trevisano va in Germania, trova il gran dottore della scienza ermetica, e ne ottiene questa ricetta simile, ad un dipresso, alle centinaia che contiene il nostro ms. (1)
Piglia dieci marchi d'argento; mesci mercurio, olio d'ulivo, solfo; fondi a fuoco moderato; cuoci a bagnomaria, rimenando sempre; dopo due mesi secca il tutto in una storta di vetro coperta di creta; tieni il prodotto per tre settimane sulle ceneri calde; unisci piombo; fondi al crogiuolo e sottometti il prodotto alla raffinazione; vedrai i dieci marchi d'argento cresciuti di un terzo.

Ecco dunque bell'e trovato il mezzo di moltiplicare l'argento.

Il Trevisano eseguisce tutto scrupolosamente, opera, suda, aspetta;
ma che!
dopo un sì lungo procedimento, i dieci marchi d'argento non erano che quattro.
Credereste che si fosse disilluso?
Nient'affatto!
L'alchimista accusa la sua imperizia, non già l'ermetica scienza.

Si mette a percorrere Spagna, Inghilterra, Scozia, Germania, Olanda, Francia, Egitto, Siria, Persia, Grecia, sempre in cerca di maestri.

Già conta settantadue anni di età, si trova a Rodi, non ha più un obolo, esperienza e tentativi l'hanno proprio ridotto al verde, una sola cosa gli resta, una fede incrollabile nell'onnipotenza dell'alchimia.
Viene a sapere, che un religioso reputato in tutto il Levante è in possesso del grand'arcano, lo va trovare, malgrado la sua canizie gli si dichiara discepolo, studia spera attende ancora tre anni alla ricerca del magistero, ma in capo a questo tempo il maestro gli fa una rivelazione inattesa:
la frode è l'ultimo secreto della scienza ermetica.

Che cosa farà il conte trevisano? perderà a 75 anni l'illusioni di tutta la vita?
Non lo credette.

Gli ultimi sette anni che gli rimasero spese a scrivere varii trattati della scienza prediletta...

Bernardo da Treviso, detto anche Bernardo Trevisan.

L'esoterista François Jollivet Castelot, però ha un'opinione diversa dal Carini sul Trevisano, ma l'epilogo della sua storia è per lui lo stesso:


"Trevisano non fu che un alchimista exoterico, ma fu tale disinteressatamente, sicché è degno della stima universaleEra ricchissimo e profuse tutti i suoi beni nei crogioli per cercare la pietra filosofale. Ma, non potendola trovare da sé, ricorse a un cotal confessore di Federico III imperatore, in grido di possederla. N'ebbe una ricetta e gli parve toccare il punto col dito, ma eseguita appuntino, trovò l'argento diminuito nella storta. Non si scoraggia. Vecchio di settantadue anni va di luogo in luogo e capita a Rodi, dove delle molte sostanze non gli restava più un quattrino, sol gli restava la fede nell'alchimia. Si fa scolaro per tre anni di un frate, e seppe poi dal medesimo il segreto della scienza ermetica, che cioè: Natura contiene natura e natura si fa gioco di natura, il che significa che non è possibile accoppiare un cavallo con una balena... un metallo con una pianta..." (2)




Note:
(1) Con l'abbreviazione  "ms." s'intende manoscritto. Il Carini si riferisce al Codice Speciale, rinvenuto ai suoi tempi presso l'omonima nobile ed antica famiglia siciliana.
(2) François Jollivet Castellot, Storia dell'alchimia, parte II.

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