martedì 28 marzo 2017

IL BORSINO N°4 DEI CANDIDATI SINDACI ALLE AMMINISTRATIVE 2017.

"E l’invidia generò la morte;
 la morte generò i proprio figli, e installò ognuno di loro nel suo cielo; 
 tutti i cieli del caos furono riempiti dalle loro moltitudini."
(Vangelo Gnostico di area Barbelotiana) (1)

"Non c'è collettività che non possa modificare il proprio futuro se si organizza per farlo con convinzione. Anche quella di Capaccio Paestum può riuscire in questo intento, purché, recuperato l'esercizio della critica, non s'ignori quello dell'azione, ... e delle scelte programmatiche.
...La Capaccio Paestum dei mercanti deve sparire per far posto a quelle delle idee".
(Gennaro De Caro)







Queste elezioni sono atipiche.
Sono atipiche rispetto a tutte le elezioni degli ultimi venti anni, cioè quelle che si sono susseguite dal 1995 ad oggi: la lunga stagione della civicità.

Quelle del '95 sono le elezioni in cui la "cosa berlusconiana" fa il suo debutto nella Piana dei Templi. Nelle elezioni politiche del '94 il Popolo delle Libertà aveva vinto, facendo di questa nuova area politica il presunto carro del vincitore anche a Capaccio. Così in tanti, la maggior parte dei consiglieri comunali uscenti di tutte le vecchie aree politiche, grandi elettori e famiglie di peso si ritrovano schierati con il Popolo delle Libertà (F.I., C.C.D. ed A.N.) e Paolo Paolino, il sindaco uscente. Contro di lui, Antonio Vecchio, con una coalizione di centro-sinistra (Popolari, Patto dei Democratici ed una civica), e Pasquale Marino con due liste civiche (Venti Nuovi e Rinnovamento). Sulla carta la coalizione di centro-destra era vincente ma a sorpresa già nel primo turno Pasquale Marino e le sue due civiche sono i primi. Poi la conferma al ballottaggio.


Alle successive elezioni quelle del 1999 il sindaco uscente caratterizza la sua coalizione politicamente come di centro-sinistra (P.P.I., Democratici di Sinistra, Venti Nuovi, Rinnovamento). Stavolta è il suo il carro del vincitore. Gli avversari Giovanni Scariati col centro-destra (F.I., A.N., C.C.D.) e Mauro Gnazzo con una lista di sinistra scendono in campo solo per tenere alta la bandiera, consapevoli di essere già perdenti. (3) 


Nel 2004 la candidatura di Enzo Sica fa sì che il nuovo attrattore politico sia il centro-destra (F.I., A.N., due liste civiche). Avversari sono Pietro De Simone con una coalizione di centro-sinistra (D.S., U.D.E.U.R., Comunisti Italiani e una civica) e Paolo Paolino con un'altra più variegata, che però non riescono a frenare la marea montante della destra capaccese, uscendone sconfitti malamente. (4)


Nel 2007 con la fine prematura dell'amministrazione Sica vi è il grande ritorno di Pasquale Marino (con quattro civiche e la lista dell'Ulivo). Su di lui paiono convergere in tanti. Per il sen. Gaetano Fasolino diventa  difficile persino contrapporgli un candidato sindaco di cdx. 

La prima chiamata fu per il dott. Antonio De Rosa, che malgrado un fortissimo pressing rifiuta.
E' poi candidato il gen. Giuseppe Troncone (F.I., A.N., Democratici per le Autonomie), mentre la sinistra dei duri e puri si raccoglie intorno al prof. Luigi Di Lascio (due liste civiche, Rifondazione Comunista ed i Verdi). Candidati sindaci anche Nino Pagano (U.D.E.U.R.) e Luciano Farro (Azione Sociale). (5)
Ma anche l'amministrazione Marino, come quella Sica, si arena sul P.U.C. e si va ad elezioni anticipate. 

Alle successive elezioni, il 2012, sia a destra che a sinistra si inciucia affinché nessun partito possa proporsi alle elezioni. Con un abile lavoro di destrutturazione e ristrutturazione (solve et coagula) Antonio Fasolino ed altri lavorano per aggregare intorno a Italo Voza, visto come l'uomo vincente di queste elezioni. Si presenterà alla fine con ben cinque liste civiche, contro le due di Gennaro De Caro e l'unica di Roberto Squecco. (6)

La vittoria anche in questa tornata elettorale è più che scontata.
Italo Voza surclassò tutti.

Oggi le cose son ben diverse: manca l'uomo. 

Tutti lo hanno cercato col lanternino, ma alla fine l'atteso non si è candidato.
Tutti sono stati a lungo guardinghi e c'è ancora chi studia gli eventi per posizionarsi. 
Nessun carro del vincitore, nessuna possibilità di vittoria netta e certa, nemmeno illusoria, all'orizzonte.
Mai nella storia di Capaccio come in questa competizione elettorale tanti candidati ambiscono allo scranno di sindaco.
Con il ritiro ormai ufficiale di Gennaro De Caro, i candidati sindaci che si propongono all'elettorato capaccese sono sette. 

Ciò significa, per alcuni, che una mancata discesa in campo ha determinato una diaspora di più componenti politiche, che altrimenti si sarebbero ritrovate assieme, e la traversata del Solofrone di Franco Palumbo. Per altri, invece, è il segno di una liberazione di energie rimaste per troppo tempo compresse da perversi meccanismi politici, elettorali e clientelari.


Restano comunque dei punti fermi:

- che il meccanismo elettorale favorisce le coalizioni, 
- che nel paese il voto clientelare e di simpatia (parentale, amicale, contradaiolo, ecc.) è maggioritario, anche se quello di opinione non è mai da sottovalutare.

Considerazioni, queste, che nessun candidato ed aggregazione elettorale può permettersi di sottovalutare.  


Eppure c'è chi affronta comunque l'agone elettorale con una sola lista. Evidentemente le ragioni possono essere diverse, tra le quali, da non sottovalutare, quella di conquistare almeno un seggio in Consiglio Comunale, quale tribuna politica del dopo elezioni, o il tentare di mettersi in gioco con un "apparentamento" in un ipotetico ballottaggio.


Certamente la difficoltà di tutti i contendenti a fare delle liste concorrenziali ha avuto il suo peso nel caratterizzazione delle forze in campo. Di sicuro l'unico a non averne risentito pesantemente è Italo Voza, forte della riconferma di numerosi uscenti, ma anche dal poter riscuotere i numerosi crediti maturati in tutti gli anni di amministrazione di Capaccio Paestum, oltre che ad avere tutti i vantaggi che le leve del potere possono dargli.


Ma andiamo al nostro Borsino.


5. Antonio De Rosa

Di lui si parla poco nel paese.
E' quasi del tutto assente nei discorsi della gente in quelle poche volte in cui si parla apertamente di elezioni. 
Cosa, questa, di non poca importanza.
E' anche il candidato meno visibile, mentre già ora tutti gli altri sono in tour promozionale per il paese.
Quando, però, il dott. De Rosa ha cercato di ritagliarsi uno spazio di visibilità ponendo all'attenzione pubblica alcune serie problematiche di bilancio del nostro comune, ha subito un vero e proprio linciaggio mediatico assolutamente immeritato. E' anche vero però che in quell'occasione numerosi sono stati anche gli attestati di stima nei suoi confronti. 
Di certo salvo qualche bordata tra il serio ed il faceto di Angelo Quaglia non si sono visti veri fuochi d'artificio tra i candidati. Sicuramente non siamo nel vivo della campagna elettorale, ma pare piuttosto che non pochi si sentano "vulnerabili" e volutamente mantengano i toni bassi preferendo non innescare la polemica.
Francamente preferiremmo una campagna elettorale più incentrata sui programmi e sulle cose da fare o fatte, dove i candidati "litighino" sulle proposte piuttosto che alimentare la macchina del fango.
Anche Antonio De Rosa sconta la difficoltà ad approntare un forza d'urto che gli possa assicurare una affermazione elettorale decisiva. Al momento pare che concorrerà con una sola lista.

4. Angelo Quaglia

Non farà accordi con nessuno.
E' con Palumbo quello che meglio è riuscito a guadagnarsi spazi sui media con la sua intelligente polemica marcatamente surreale ed ironica. 
E' uno dei pochi che ha capito che queste elezioni si giocheranno anche sul versante della comunicazione e del marketing politico. Strumenti ormai necessari per affrontare i non pochi handicap che i candidati sfidanti il sindaco uscente debbono superare.
Anche Quaglia scende in campo con un'unica lista, che immaginiamo sicuramente competitiva, decisissimo a giocarsi la partita sino all'ultimo: "ho già vinto. Ho vinto, perché sono la discontinuità. Perché ho un progetto, una squadra e assessori competenti che ho già nominato. Ho già vinto, perché sono contro le diseguaglianze. Perché sono contro i poteri forti. Perché sono contro gli affaristi e gli incapaci che da 25 anni amministrano Capaccio." (7) E difatti aggiunge: "Non farò accordi elettorali con nessuno degli schieramenti in campo. Stiano tranquilli i millantatori di strada che in questi giorni tentano di screditare il sottoscritto. Non ho bisogno di fare accordi con i naufraghi della nave Schettino: Voza, Sica e Ragni”.

4. Antonio Bernardi

Il M5S parte svantaggiato.
Il sistema elettorale non lo premia. Gli attivisti del movimento possono presentarsi alle elezioni solo con la lista certificata dal simbolo. Non possono, pur avendone le potenzialità, fare liste di appoggio. I candidati tutti alla prima esperienza elettorale oltre che politica, di certo sono tutti da testare elettoralmente. 
Possono però contare sulla buona immagine che il movimento ha saputo darsi col proprio attivismo sul territorio, che gli ha fruttato non poche simpatie tra i Capacciopestani. 
Il problema e se riusciranno a trasformare tali simpatie in effettivi voti. 
Di certo la "certificazione dei candidati", cioè l'essere esenti da condanne penali e carichi pendenti, è uno dei punti forti della loro proposta politica. Se venisse emulata anche da altre coalizioni, aggiungendovi anche la certificazione di non esistenza di eventuali cause di ineleggibilità ed incompatibilità con l'incarico per cui ogni candidato concorre, verrebbe segnata in maniera inequivocabile una linea etica per cui chi si dovesse collocare dall'altra parte, come singolo o come coalizione, si troverebbe in grave imbarazzo con gli elettori per di più gettando una pesante ombra sulla propria proposta elettorale.
Candidati sindaci pensateci...
  

3. Nicola Ragni

Ragni lancia, come fece Berlusconi, il suo patto con i cittadini. 
Un "Patto Morale" in quattordici punti con tanto di tabella cronometrica, al cui non rispetto puntuale assicura di dimettersi. 
Provocazione, quella di Ragni, che trova nei suoi trascorsi politici ed amministrativi una conferma avendo sempre dato un impronta pragmatica e fattiva al suo impegno nelle istituzioni. Attivismo che ha fatto di lui nell'immaginario collettivo dei capacciopestani il vero leader dell'amministrazione Voza, tanto da far ombra allo stesso primo cittadino. Situazione che a detta di molti è stata la vera causa della rottura tra i due e delle sue successive dimissioni da vicesindaco.
Intanto incassa il suo primo vero bagno di folla nella sede dell'associazione "La Rinascita" a Spinazzo, dove si è tenuto un incontro su agricoltura e zootecnia. Esito scontato essendo la contrada del fedelissimo Antonio Orlotti da sempre, in termini di consenso personale, tra i record men di ogni competizione elettorale.
Ragni mette in campo ben tre liste, dove non mancano candidati di peso e qualificate nuove proposte, proponendosi così tra i papabili allo scranno di primo cittadino. C'è, poi, chi ritiene possibile anche una convergenza tra lui ed Antonio De Rosa. 

3. Francesco Palumbo

Uno contro tutti.
Ha inaugurato con successo la sua sede elettorale allo Scalo di Capaccio in una via centralissima, dove non è possibile non notarla. E' uno di quei piccoli accorgimenti che contraddistinguono la sua campagna elettorale, ben condotta, attraverso un'accorta operazione di marketing politico e di comunicazione.
E' così riuscito ad imporsi nell'opinione comune come uomo del fare bene, che quindi non è più solo uno slogan elettorale ma un percepito comune ai Capacciopestani.
A suo vantaggio ben tre mandati da sindaco in cui i cittadini di Giungano gli hanno sempre riconfermato la loro fiducia per il buon lavoro svolto durante le sue amministrazioni.
A suo svantaggio, secondo non pochi, la constatazione che Giungano, un comune di appena milleduecento abitanti, ha il peso e le problematiche della più popolata tra le quattordici frazioni di Capaccio Paestum.
A Palumbo però c'è chi addebita anche presunte iniziative nocive degli interessi del comunità in cui si candida. 
Di certo se ogni progetto di valorizzazione del nostro Consorzio Mercato Ortofrutticolo fallisce regolarmente, anche soprattutto per responsabilità degli stessi consorziati, non si può certo addebitare a Palumbo la colpa di essere riuscito a progettare e farsi finanziare un polo agroalimentare nella sua Giungano, che sarà in diretta concorrenza con il nostro. Semmai il problema è tutto di chi a Capaccio Paestum in oltre venti anni non ha voluto e non è riuscito, a differenza di ben altri casi, a concretizzare.
Anche se, dobbiamo dirlo, non vedo quali problemi possa creare un progetto, quello di Palumbo per Giungano, di un'entità economica di appena 670 mila euro a fronte di quello proposto alla regione Campania dall'amministrazione comunale, guidata da Italo Voza, e dal nostro Consorzio Ortofrutticolo, guidato da Vittorio Merola, che è invece di ben oltre 6 milioni di euro. 
Ma Palumbo gioca anche la carta della Società Magna Graecia Sviluppo, di cui è l'attuale Presidente, dove ha ben operato, risultando con Pasquale Silenzio tra i suoi migliori amministratori di sempre. E' infatti notizia recente che è riuscito ad avere da Invitalia la disponibilità a finanziare con 58 milioni di euro un progetto di sviluppo turistico, denominato "Rete Magna Graecia", che interessa una quindicina d'imprese tra Capaccio, Agropoli e Giungano.
Certamente avere la disponibilità di una così importante somma non significa che tutte le richieste di finanziamento si concluderanno positivamente, ma l'annuncio è indubbiamente ad effetto e sicuramente crea aspettative negli imprenditori interessati.
Ma anche Francesco Palumbo scivola sulla famosa buccia di banana nella sua marcia di attraversamento del Solofrone.
Galeotto fu il TUEL, che all'art. 60 prevede l'ineleggibilità dei sindaci che si candidano in un altro comune. Per rimuovere la causa d'ineleggibilità la norma prevede le dimissioni irrevocabili dall'altro incarico elettivo prima della presentazioni delle liste elettorali. Questo però comporta lo scioglimento del Consiglio Comunale ed il commissariamento dell'ente del sindaco dimissionario, nel caso quello di Giungano. 
Palumbo per evitare tale infausta evenienza è ricorso ad un escamotage, in ciò già preceduto da Franco Alfieri e Vincenzo De Luca: farsi dichiarare incompatibile nell'incarico di sindaco per una lite intervenuta con l'ente che egli stesso amministra!
Scrivono, infatti, Massimo Comunale, Antonio Di Napoli e Giuseppe Francia, i consiglieri di opposizione all'amministrazione Palumbo (8): "il sindaco ha chiesto un permesso per costruire che sapeva già di non poter ottenere, e con la complicità del responsabile del servizio tecnico, ha fatto costruire in parte l’iter amministrativo, per arrivare al diniego del permesso. Dopo di che, ha presentato ricorso al Tar, mettendosi in lite con il comune. Il tutto per farsi dichiarare incompatibile, quindi decadere dalla carica e potersi candidare a Capaccio Paestum. Al contempo, non dimettendosi, evitare la nomina di un commissario prefettizio, e far restare in carica il vice-sindaco, la giunta ed il consiglio, fino alle prossime elezioni.”
Ed aggiungono:"un sotterfugio, una furbata amministrativa". 
Ma anche "...una beffa. Perché, adesso il Comune dovrebbe resistere in giudizio quindi nominare un avvocato e ovviamente pagargli l'onorario. Dopo di che, siccome l'iter di diniego, non è stato seguito correttamente, come diceva l'avvocato del sindaco, è probabile che il Comune perderà il ricorso al TAR, e quindi dovremo pagare al sindaco anche le sue spese legali e gli onorari di giudizio" .

Al di là dei toni di una parte politica che polemizza con un'altra, la scelta di Francesco Palumbo e di altri prima di lui è un espediente, se tale, che realizza lo stesso effetto delle dimissioni, ma salva un'amministrazione che ha ancora due o tre anni innanzi a sé dallo scioglimento ed il commissariamento. Si può discuterne sotto il profilo etico se sia cosa buona e giusta, ma il dato politico è che salva un'amministrazione comunale, che a detta di molti ha fatto molto bene.
Sarà l'elettore capacciopestano ad esprimere il suo giudizio nel segreto dell'urna. 

Intanto all'inaugurazione della sua sede elettorale ha dichiarato di avere già quaranta candidati pronti sul nastro di partenza (due liste e mezza), ma che conta di arrivare a presentare ben quattro liste. 
Palumbo non ha dubbi che con la sua squadra possa fare la differenza per un territorio pieno di potenzialità inespresse come quello di Capaccio Paestum:“chi ha governato ha perso una grande occasione, far diventare Capaccio Paestum capofila dell’intero comprensorio. È giunto il momento di farsi da parte, del resto sono i cittadini, giovani e meno giovani, a chiederlo a gran voce, per non restare fermi nelle paludi del passato”. (9)

2. Francesco Sica
C'era una volta...
Con l'ufficializzazione del ritiro di Gennaro De Caro non pochi dei suoi potrebbero decidere di passare tra le file di Franco Sica. Tra questi il consigliere comunale del PD, Franco Tarallo.
Certa anche la candidatura di Pasquale Cetta, l'altro consigliere uscente del PD, sempre con Franco Sica, mentre oggi si vocifera anche di un altro clamoroso acquisto.
Sica è uno dei pochi che è riuscito ad aggregare superando i confini dei soliti amici di sempre ed il suo slogan "io ci credo" è la sintesi perfetta della fiducia sua e dei suoi di potercela fare ad espugnare il fortino ben difeso da Voza ed i suoi.
Il punto è... ma i Capacciopestani ci credono?
Dalla sua ha una sicura benevolenza popolare e l'aver, a detta di tanti, ben amministrato da assessore; contro invece l'aver condiviso, quando era nell'amministrazione Voza, alcune scelte politico-amministrative non certo popolari tra i cittadini di Capaccio Paestum.
Si candida con tre liste civiche ed è al momento il più accreditato tra gli sfidanti al sindaco uscente, ma la campagna elettorale è ancora lunga è tutto può cambiare. 


1. Italo Voza
Per nulla sotto assedio.
E' l'avversario da sconfiggere ed è il più forte sulla carta.
Voza mette in campo una formazione di ben quattro liste. Ma una quinta se ne potrebbe aggiungere. E' quella del locale circolo del Partito Democratico. 

La sortita di Palumbo e dei suoi al Lingotto a Torino ha scombinato le carte, mettendo in dubbio l'attribuzione del simbolo del partito ad una lista in supporto ad Italo Voza.
Pare infatti che i vertici provinciali abbiano posto alcune condizioni per la concessione del simbolo di partito, tra le quali che vi fosse effettivamente una lista finita e che si tenessero le primarie. 
Primarie che avrebbero di fatto caratterizzato le formazioni elettorali dei candidati sindaci che vi avessero preso parte. In pratica i due soli candidati sindaci di questa tornata elettorale con la tessera del PD: Italo Voza e Francesco Palumbo.
Eventualità che in realtà nessuno dei due candidati avrebbe realmente voluto, dovendo di conseguenza perdere parte della propria forza elettorale politicamente caratterizzata come di destra. In particolare Voza, tra le cui fila vi è la più nutrita ed elettoralmente consistente rappresentanza di centro-destra.

Comunque sia, pare che con simbolo o meno il locale circolo del PD aveva comunque deciso di scendere in campo. La maggior parte di coloro che avevano dato la disponibilità a candidarsi in un'eventuale lista del PD pare che si siano espressi comunque per fare una lista con Italo Voza candidato sindaco. 
Poi la svolta, pare che la lista del Partito Democratico ci sarà!
A giorni potrebbe esserci l'ufficializzazione della notizia.

Lo stesso Nino Pagano che era dato per certo come schierato con Palumbo, pare non abbia partecipato all'inaugurazione della sua sede elettorale. Anzi, sembra, che in realtà avrebbe voluto fare sintesi tra i due schieramenti elettorali con un candidato sindaco iscritto al PD, Italo Voza o Francesco Palumbo, per costruire una coalizione di centro-sinistra, targata PD, ed un leader scelto attraverso le primarie.
Personalmente non avrei dubbi che alle primarie l'avrebbe comunque spuntata Italo Voza, ma mi domando, se tale scelta gli avrebbe nuociuto o meno, dato lo scarso apporto in termini elettorali che gli avrebbe portato in dote il contendente sconfitto alle primarie rispetto a quello assai più consistente della componente di centro-destra della sua coalizione originale.

Come rimarcato già nello scorso borsino, questa coalizione, che oggi Voza mette in campo, è ben diversa da quella che lo portò alla vittoria nel 2012. (10)
Qualche presenza "ingombrante" l'ha persa. Anzi si ritrova due dei suoi ex vice contro. Con lui i due avversari hanno condiviso in tutto o in parte una stagione politica, luci ed ombre, indubbi successi ma anche passaggi politici ed amministrativi caratterizzati da forti conflittualità interne, da un'azione politica-amministrativa non sempre apparsa chiara alla comunità capacciopestana, come nel caso della centrale a biomassa, ma anche da iniziative politiche che hanno diviso la comunità, come il referendum sul cambio di denominazione del nostro Comune. 
Non pochi attribuivano a Voza inesperienza politica nel gestire persone e processi e preconizzavano, quindi, che, sopraffatto dalle difficoltà, non avrebbe "mangiato il panettone a Natale". 
I gufi sono stati ampiamente smentiti, Voza è riuscito là dove i suoi ultimi precedessori, più accreditati politicamente, hanno fallito: portare a termine il mandato elettorale alla sua naturale scadenza.
Non che in questi anni non si siano scomodati i notai, ma pare che alla fine le manovre carbonare abbiano, al dunque, sempre fallito.
I figliol prodighi hanno fatto sempre ritorno alla "casa del padre", fatto ammenda, dichiaratogli assoluta fedeltà, e ricompensati con l'uccisione del vitello grasso.  
Niente male per chi era ritenuto avere criticità caratteriali che ne pregiudicavano la leadership. 

Intanto Italo Voza prova a ribaltare, con l'orgoglio di chi le cose pensa di averle fatte e bene, l'immagine non sempre positiva che non pochi suoi concittadini hanno di lui e della sua amministrazione. 
Abbiamo già detto del "libro bianco", che mette nero su bianco tutta l'operosa e fattiva azione politico-amministrativa di questi anni. Ma non pago, aumenta  il ritmo della azione politica della sua amministrazione e si lancia così nello sprint finale di questo periodo pre-elettorale, riproponendosi come uomo del fare.
L'Ordine del Giorno del prossimo Consiglio Comunale mette molta carne al fuoco e vuol essere una risposta ai tanti temi che hanno diviso la nostra comunità: la collocazione definitiva delle cupole geodetiche allo Scalo di Capaccio; la rimodulazione del peso tributario ed agevolazioni a cittadini ed imprese morose; l'approvazione del Piano Triennale delle Opere Pubbliche e del nuovo Regolamento Edilizio Comunale (R.U.E.C.); come non manca il rinnovo delle inevitabili concessioni marittime stagionali.

Ma le opposizioni, anche se ormai appaiono sfilacciate dagli eventi di questi giorni, fanno ancora sentire la loro voce.
E' Pasquale Cetta, consigliere in quota PD, che dal suo profilo fb fa sentire la sua voce: "Venerdì 24 u.s., è stata consegnata a tutti i Consiglieri copia del nuovo Regolamento Edilizio Comunale (REC) da approvare nel prossimo consiglio comunale. In tutti questi anni non si è parlato minimamente del PUC, però a pochi mesi dalle elezioni si intende approvare uno strumento di vitale importanza per gli interventi sul territorio, senza aver consultato le parti politiche, le associazioni e soprattutto i cittadini. 
LA MUSICA NON CAMBIA! 
Un ennesimo attentato alla democrazia e alla partecipazione. Un atto di arroganza che fino in fondo non smentisce questa maggioranza.
Una maggioranza responsabile di disastri senza precedenti.
Se questi sono i presupposti, figuriamoci quale potrà essere il futuro qualora affidato ancora a taluni personaggi. 

Mi chiedo a cosa serva approvare un regolamento ... (Regolamento Edilizio Comunale) che non esiste nella nostra legislazione regionale, quando non abbiamo ancora un PUC. 
Mi chiedo dove è scritto che valgono nuove regole, con un PRG e Norme Tecniche di Attuazione pur sempre ancora in vigore."

A chiarire è il consigliere di maggioranza Maurizio Paolillo: " la modifica del RUEC non incidendo su aspetti soggetti ad approvazioni di altri enti, ma solo a tutti quelli che per anni hanno attanagliato i nostri Uffici, soprattutto a causa di discordanti interpretazioni, non costituisce variante al Piano e pertanto una volta votata è immediatamente esecutiva".

Ma  Carmine Vona del Comitato Sorvella Sabatella interviene sul REC definendolo una concessione alla campagna elettorale e rileva anche che la proposta del suo comitato non è stata accolta in sede tecnica di redazione del Piano. Si riferisce alla proposta di "approvare immediatamente una modifica temporanea del regolamento di edilizia comunale, in attesa della regolamentazione complessiva con pubblica istruttoria, per la zona agricola che sospenda i progetti e le pratiche per impianti energetici per il periodo di 60 giorni per consentire l'accesso agli atti di cittadini, comitati ed associazioni di categoria con la pubblicazione on line degli atti e del progetto".  Ed aggiunge numerosi altri aspetti della proposta come quella: di inserire una regolamentazione per cui "i progetti degli impianti energetici a biomassa in zona agricola siano a servizio della stessa azienda e che quindi debbano rispettare le condizioni: che almeno il 50% delle biomasse provengano dalla produzione del fondo aziendale ove ubicare centrali a biomasse o a biogas, che almeno il 50% del digestato venga conferito al fondo aziendale, che la produzione approvata non superi del 20% l'attuale consumo della bolletta elettrica, che l'approvazione del progetto avvenga previa presentazione del Piano di Utilizzo Agricolo in Consiglio Comunale". 


Proposta, certamente non ultimativa, ma che va incontro alla necessità di scongiurare un nuovo eventuale possibile insediamento di una centrale a biomasse, come quella della Biocogen, che tanto preoccupazione ha destato nella nostra comunità.

Naturalmente è nell'O.d.G. del C.C. del 19 Aprile 2017 anche la nomina dei membri della Commissione Comunale di valutazione dei progetti relativi alla realizzazioni degli impianti di produzione di energia alimentati a biomassa di origine agricola e siamo sicuri che già in quell'occasione si parlerà ancora di un quasi scongiurato pericolo, dato che la Biocogen pare ancora non desistere dal portare a compimento il proprio progetto di un inceneritore a biomasse nel nostro paese. Progetto scongiurato sin ad ora, del futuro non abbiamo certezza, non solo grazie ad una grande partecipazione di popolo, ma anche grazie ad una netta presa di posizione della stessa amministrazione comunale dopo l'iniziale sottovalutazione del problema.

Ma nel frattempo si addebita all'amministrazione uscente la stessa pratica delle altre che la hanno preceduta e cioè di fare clientelismo elettorale.

Gerardo Rosanova, segretario del sindacato Flaica Cub Salerno, scrive alla Procura e chiede di indagare: "Le assunzioni riguardano circa una decina di nuovi operai nella società Paistom. Come rappresentante sindacale stigmatizzo il comportamento della pubblica amministrazione che, in prossimità di eventi elettorali, dà corso ad assunzioni di personale proveniente dal gruppo Sarim senza corroborate necessità tecniche e produttive, tenendo conto che ha in forza oltre cento unità, utilizzate con orario ridotto e in regime di part time". E quindi chiede alla magistratura di "indagare al fine di verificare se la procedura è legittima con approfondite indagini per accertare eventuali ipotesi di reato". (11)

Naturalmente queste sono solo ipotesi fatte da un rappresentate sindacale nell'ambito di una dialettica sindacale assai difficile che ha portato nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali CGIL/FP, CISL/FP e UIL/FP a dichiarare lo stato di agitazione dei dipendenti e che ha visto la puntuale replica del segretario comunale, dott. Andrea D'Amore, in cui si dichiara sorpreso "del clamore e del sensazionalismo con i quali è stata portata all'attenzione pubblica una notizia che riguarda esclusivamente argomenti di natura tecnica, relativi al programma delle assunzioni e alla dotazione organica, per i quali non si è ancora proceduto alla convocazione di un tavolo di confronto poiché il programma delle assunzioni non è stato ancora adottato dall’ente comunale". (12)

L'impressione di molti è che la presenza di più candidati sindaci concorrenti possa evitare la polarizzazione del voto e quindi portare obbligatoriamente ad un ballottaggio, quella di altri è invece che proprio la frammentazione del voto favorirebbe il sindaco uscente, che potrebbe addirittura rischiare di vincere al primo turno.
Diversamente al ballottaggio l'aiuto dei candidati consiglieri comunali, che è pur sempre determinante, verrebbe controbilanciato dall'appetibilità nell'elettorato del candidato sindaco, dove invece Italo Voza sconta in termini di gradimento una maggiore debolezza rispetto a qualche altro (non tutti) candidato avversario.

Insomma ne vedremo delle belle.



ATTENZIONE! 
Il presente borsino non ha alcun fondamento scientifico, non è frutto di sondaggi, ma semplicemente dell'analisi dei fatti, di deduzioni ed intuizioni personali.
Come tale fotograferebbe la situazione del momento e quindi sarà aggiornato costantemente.
Non vuole essere altro che un'ulteriore occasione di discussione e di riflessione sulle prossime elezioni amministrative. 







Note:
(1) Filippo Goti in "Il ritorno al Pleroma: l'ascesa dell'anima nello gnosticismo" da "La Gnosi e il Mondo", a cura di L. Moraldi, Tea, Milano, 1988.
(2) Archivio Storico Ministero degli Interni, Elezioni 1995.
(3) Archivio Storico Ministero degli Interni, Elezioni 1999.
(4) Archivio Storico Ministero degli Interni, Elezioni 2004.
(5) Archivio Storico Ministero degli Interni, Elezioni 2007.
(6) Archivio Storico Ministero degli Interni, Elezioni 2012.
(7) Infocilento.it, "Ho già vinto, rappresento la discontinuità".
(8) Comune di Giungano, Albo Pretorio, All. Del. C.C. n. 07 del 22.03.2017.
     La delibera del C.C. n. 07 del 22.03.2017 è invece consultabile QUI.
(9) Infocilento.it, "Il candidato sindaco: lo Straniero fa paura".
(10) Già nel 2012, sponsorizzato da Antonio Palmieri, Francesco Palumbo avrebbe voluto candidarsi a sindaco. Non lo fece, ma preferì piuttosto, ritenendo che non vi fossero più le condizioni, appoggiare Italo Voza candidando con lui alcuni simpatizzanti del suo gruppo. In "Elezioni a Capaccio: il Sindaco di Giungano appoggia Voza" sul sito la Comunicazione adv.
(11) La Città di Salerno, "Capaccio, la Paistom assume altri operai Sindacato in Procura."
(12) Cilento Channel, "Capaccio Paestum, proclamazione stato di agitazione dipendenti: chiarimenti del segretario comunale".

domenica 19 marzo 2017

LA VERA STORIA DEL MONDO COME NON VE L'HANNO MAI RACCONTATA

Di una storia è vero solo quello che l'ascoltatore crede.
(Hermann Hesse)





...E quindi i Templari sarebbero stati lo strumento con cui i Giovanniti (cioè una delle tante manifestazioni della Radix Davidis) volevano ricostruire il "Tempio" dopo la loro sconfitta con la svolta costantiniana del Concilio di Nicea.
I Templari però degenerano e si trasformano nella prima istituzione finanziaria internazionale della storia (inventano la lettera di cambio) esercitando la "nobile arte dei cravattari" su Re, Regine e Fanti, finché un Re, Filippo il Bello (ma pare che in realtà fosse un vero ranocchio), s'incazza e decide di vendicarsi sui suoi aguzzini (non poteva spendere neanche un soldo senza renderne conto ai Cavalieri del Tempio, che avevano il controllo delle finanze del suo regno), inventandosi presunte loro pratiche diaboliche e magiche in modo da poterli comodamente rosolare nei fuochi inquisitoriali e così riprendersi il mal tolto.
Fu la diaspora dei Tamplari sopravvissuti: una parte si unisce ad altri ordini cavallereschi come i Cavalieri di S. Giovanni di Rodi (poi di Malta) o l'Ordine dei Cavalieri Teutonici, una parte si trasferisce in Scozia dove si mettono a "fravicare" (1) da Muratori ed un'altra, sfruttando la flotta dell'ordine, ricomincia a derubare il prossimo loro trasformandosi in pirati.
 

Ma il confronto tra la fazione costantiniana, rappresentata dalla Chiesa di Roma, e quella Giovannita non si chiude qui.
 

Un fraticello di origini calabresi, Gioacchino da Fiore, erede della tradizione giovannita, decide di ridar vigore all'ordine della Radix Davidis. I "Gioacchiniti, i "Fidelis in Amore", i "Giordaniti" sono solo alcuni dei nomi dietro cui la setta si nasconde nel tempo.
 

La riforma protestante, diventa uno degli strumenti, con cui realizzare la "riforma universale e generale di tutto il vasto mondo" e i Rosa+Croce il suo "braccio operativo", a cui la Roma dei Papi, erede della tradizione imperiale romana, contrappone i Gesuiti.
 

Nel frattempo i Rosa+Croce si danno da fare.
 

In Scozia ed in Inghilterra scalzano la Libera Muratoria, cattolica e papista, e s'inventano la Massoneria Speculativa. 
Fondano, prima il Collegio degli Invisibili e poi la Royal Society e s'inventano il metodo scientifico.
Cominciano quindi a realizzare quella riforma culturale, sociale, spirituale e politica del Mondo.
Combattono così le tenebre della fede dogmatica e dell'autoritarismo cesareo-romano con la luce della Ragione, la libertà di pensiero e di ricerca.
Nascono il razionalismo e l'illuminismo.
 

Ma i Gesuiti non stanno lì con le mani in mano.
Per confondere le acque s'inventano gli "Illuminati di Baviera" e cominciano ad infiltrare le Logge Massoniche per farne un loro strumento indiretto di potere ed operativo.
Non solo, ma combattono la finanza di derivazione templare e rosacrosiana con quella ebraica, altra loro longa manus.
 

Il confronto è duro e si trasforma anche in guerra aperta tra le nazioni di cui detengono il controllo. La guerra dei trent'anni, quella anglo-spagnola, di devoluzione e successione spagnola, dei sette anni, le guerre napoleoniche, ecc. ne sono degli esempi.
 

Ma se la Radix Davidis ha delle sconfitte brucianti, dall'altra riesce a vincere il confronto culturale. La mentalità scientifica e laica s'impone, ma degenera in scientismo e laicismo.
 

Insomma il diavolo fa le pentole ma non i coperchi!
 

Così gli "strumenti" degenerano, acquistano vita propria, emancipandosi e perseguendo interessi propri, mondani, ben lontani da quelli originari.
Persino la Rivoluzione Russa, che doveva essere il punto di approdo di una riforma che fosse da correttivo al materialismo egoistico dell'occidente vede la fazione degli "Illuminati", anch'essa sfuggita al controllo dei Gesuiti, vincere e prendere una strada diversa.
La stessa "finanza giudia" comincia a tessera la propria trama di complotti illudendosi di essere ormai il vero "volgitore della ruota".
 

E' la vittoria dei "Rettiliani", cioè degli "Ilici" e degli Arconti.
La luce di Sophia e del Cristo-Logos, la Rosa ed il Giglio, l'Aquila Imperiale ed il Faravahar Zoroastriano sono sconfitti.


Inizia il tempo della "Bestia del Mare":

Poi vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e sulle teste nomi blasfemi. La bestia che io vidi era simile a un leopardo, i suoi piedi erano come quelli dell'orso e la bocca come quella del leone. Il dragone le diede la sua potenza, il suo trono e una grande autorità. E vidi una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu guarita; e tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia; e adorarono il dragone perché aveva dato il potere alla bestia; e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia? e chi può combattere contro di lei?» E le fu data una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie. E le fu dato potere di agire per quarantadue mesi. Essa aprì la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome, il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo. Le fu pure dato di far guerra ai santi e di vincerli, di avere autorità sopra ogni tribù, popolo, lingua e nazione. L'adoreranno tutti gli abitanti della terra i cui nomi non sono scritti fin dalla creazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello che è stato immolato.

Apocalisse 13:1-8

Uhmmm... ci sono tutti gli elementi per scriverci un buon romanzo.
Forse lo fò... 
...lo chiamerò i "Labirinti della Rosa" oppure "l'Aquila ed il Pellicano".
Se po' fa!


Nota:
(1) fravicare. il fabbricare proprio di chi è impegnato in lavori edilizi.