venerdì 8 marzo 2024

La Piana di Capaccio Paestum in età medievale



Una presunta carta aragonese, XV sec..

Diversamente  da quanto molti ancora oggi credono la Piana di Capaccio Paestum fu intensamente abitata ed economicamente sfruttata sino agli inizi dell'età moderna (almeno secondo i canoni del tempo), quando con la Guerra del Vespro prima e poi con altre guerre successive, le incursioni dei berberi del Nord Africa, epidemie e carestie, l'intero tessuto economico ed insediativo fu spazzato via con il conseguente impaludamento di vaste zone precedentemente abitate e messe a coltura. 


Infatti sul Capodifiume e sul Solofrone già in epoca alto medievale vi erano numerosi mulini, indice di una notevole produzione di cereali, che poi attraverso l'approdo di Torre di Paestum e dei diversi porti fluviali sul Sele, prendevano la via di Salerno, Napoli e della Costiera Amalfitana, dove i mercanti atranesi ed amalfitani li commercializzavano in tutto il Mediterraneo, specie verso il Nord Africa. 


Altro bene commerciale nostrano che trovava spazio in un ambito internazionale sempre attraverso la mediazione degli amalfitani era il legname proveniente dalle zone interne.

Bene considerato di grosso pregio e valore.


Non mancavano poi villaggi e casali che ritroviamo citati nei documenti d'epoca, quali Gromola, S. Basilio, Spinazzo, S. Barbara, Casavetere di Capaccio (Capodifiume), Silifone e Mercatello.


In particolare è interessante la dizione di "castrum" con cui sono citati alcuni di questi insediamenti nei documenti cavensi. 


La notizia ce la fornisce il Ventimiglia nel suo "Notizie storiche del Castello dell'Abate...", dove cita "Spinacium, castrum apud Capuacum", S. Barbara e "S. Nicolaus, castrum ultras fluvium Silarum" (cioè Mercatello sul Sele).

Da precisare che con "castrum" nel tempo e nei luoghi si sono intese cose assai diverse, ma accomunate dal concetto di luogo difeso.

Si va quindi dal castello, al villaggio fortificato, sino ad una costruzione non necessariamente militare fortificata come una torre, un mastio o anche una masseria.

Ciò, se fosse ulteriormente confermato ci darebbe un quadro diverso del sistema di difesa del territorio che non si esauriva nei due castelli di Caputaquae e di Agropoli o nelle torri costiere.


Dovremmo, poi, aggiungere un ulteriore tassello al quadro da noi sommariamente delineato, cioè la presenza nell'attuale Barizzo di una fortificazione, costituita da almeno un mastio, di cui alcuni suoi elementi strutturali, nel suo rifacimento cinquecentesco, sono ancor oggi visibili nell'architettura della villa di scuola vanvitelliana dei Principi Doria d'Angri: le sue mura perimetrali inclinate e spesse 2.2 metri e la cisterna centrale alimentata da una fonte d'acqua.

Abbiamo quindi dei "villaggi fortificati" e numerosi casali.

Chiaramente dobbiamo intenderci su cosa si intende per villaggi e casali.

Un villaggio era un centro abitato di modeste dimensioni, spesso legato ad una proprietà signorile o ecclesiastica. 

Così gli abitanti del villaggio di Spinazzo erano a servizio delle attività di coltivazione ed allevamento del signore di Spinazzo, quella della Domus Sancti Cesarii (cioè San Cesario di Capaccio, oggi nel territorio di Albanella) e della Domus Caratelli (oggi nel territorio del Comune di Roccadaspide, ma allora in quello di Capaccio) delle "grangie" dell'ordine degli Ospidalieri di S. Giovanni (oggi comunemente detti " Cavalieri di Malta").

I casali invece erano aggregati di poche case spesso caratterizzati tra nessi di parentela degli abitanti. 

Degli esempio a Capaccio sono la ormai disabitata "Case Paolino" e "Case Picilli" in zona Cannito, ma ne abbiamo diversi esempi ancora "vivi" in Roccadaspide, come "Case Cavallo", "Case De Rosa", "Case Cammarano ", "Case Conforti", ecc..


Case Picilli, località Cannito, Capaccio.


Quindi vi era una rete di piccoli e medi insediamenti diffusi nella piana pestana, sulle tempe e colline che gravitano intorno al centro abitato maggiore, Caputaquis, cioè Capaccio "Vecchia", città fortificata, con un castello, sede di un vescovato, del Conte e del Gastaldo in età longobarda e poi città del demanio regio in quella Sveva.

Venuto meno questo tessuto economico, sociale ed insediativo, cominciò anche il declino della città di Caputaquis/Capuacium, con un lento ma inesorabile spopolamento a favore di realtà urbane vicine come Roccadaspide, Altavilla, Albanella e Rodigliano (che da allora sarà detta Capaccio Nuova ed oggi "CapaccioCapoluogo" o "Paese"). 

Spopolamento che si conclude agli inizi del XVI secolo quando ormai l'antica città secondo una platea cinquecentesca della Chiesa di S. Pietro di Capaccio risulterà abitata ancora da pochissime famiglie.