Nei documenti antichi è spesso denominata "Caputacii". Ma troviamo anche altre varianti: "Capuaccio" (Catalogus Baronum, 1150), nel Codex Diplomaticus Cavensis in diversi modi tra cui "Capacii" (genitivo), nei documenti delle cancellerie normanna, angioina ed aragonese anche "Capuacium" o "Caputaquem".
Non deve sorprenderci questa differenza di denominazioni di uno stesso luogo fra documenti di età storica diversa o addirittura coevi.
Questo perché la lingua parlata, di cui quella scritta è un riflesso cristallizzato, è sempre in continua evoluzione, così come è anche vero che nel medioevo, ma più in generale nell'antichità, i nomi, come i toponimi, non erano “stabili” e “convenzionalmente fissi” come oggi.
Su come si sia arrivati all' attuale Capaccio e sulla sua origine, si è scritto molto. Ma basta dare già una occhiata alle varianti antiche del toponimo, a cui ho accennato in precedenza, ed ad un dato di fatto, la diffusione del toponimo “Capaccio” in tutta Italia, per capirne l'origine.
Il primo a farne l'etimologia è Philipp Clüver o Cluverio (Danzica, 1580 – Leida, 31 dicembre 1622), un erudito, oggi considerato il padre della geografia storica.
Personaggio interessante, che fu anche soldato di ventura, che intraprese lunghissimi viaggi in tutta Europa, visitando persino Capaccio, di cui parla in più di una occasione nella sua opera “Italia Antiqua”, pubblicata postuma nel 1624.
Il Cluverio propone che il toponimo Capaccio derivi dal nome del monte su cui sorgeva l'antica città medievale di Caputaquis: Calamarco, Calamazio, Calpazio, Capatium e dunque Capaccio.
Ma questa è una tesi erudita, messa già in discussione nel settecento da Giuseppe Antonini, il quale riteneva che invece derivasse da Caput Aquae.
Il caput aquae per i latini è la fonte in cui nasce un corso d'acqua o dove inizia un acquedotto di una città.
Sappiamo, che di monti denominati Calpazio ve ne è uno solo, mentre di Capaccio ne esistono diverse in tutta Italia. Un esempio noto è Via Capaccio a Firenze, dove l'edonomimo, o nome di via, è generalmente fatto derivare dal caput aquae dell'antico acquedotto romano, lì situato, che serviva la città.
Gli studiosi contemporanei optano per l'ipotesi che Capaccio nasca come toponimo identificante lo specchio d'acqua, con le sue numerose sorgive, da cui si origina il fiume modernamente detto Capodifiume. Nome poi traslatosi, come Caputaquis, all'insediamento sorto sul Monte Calpazio. Aspra collina, notoriamente priva d'acqua, tanto che i suoi abitanti dovettero ricorrere a cisterne alimentate dall'acqua piovana.
L'Antonini, però, immagina una particolare variante dell'origine del paleonimo.
Egli, infatti, ritiene che derivi da caput aquae, inteso però come capo dell'antico acquedotto che serviva la città di Paestum.
Scrive infatti nella sua “Lucania, discorsi” (pag. 256, Napoli, 1745):
“L'è venuto il nome di Capaccio da Caputaquae, luogo poco distante dal paese, dove cominciano gli acquedotti, che l'acqua di buona qualità in Pesto conducevano. Vengosi ancora questi sulla strada, onde vassi a Trentinara”.
L'Antonini, però è per questa sua particolare ipotesi fortemente criticato dal Magnoni, altro erudito settecentesco, che propende invece per quella del Cluverio, anche se ritiene possibile quella per cui Capaccio deriverebbe invece da Caputaquae, ma non nel modo in cui l'Antonini la intende.
Infatti nella sua “Lettera di Pasquale Magnoni al barone Giuseppe Antonini ...” (pag. 30, Napoli, 1763), scrive:
“...Ed in vero questa opinione è assai più probabile della comune e cioè di aver Capaccio preso il nome dal vicino Capo di Fiume, e tantoppiù della vostra che lo vuole fatto da un luogo sulla strada, che va da Capaccio nuovo a Trentenara, appunto dove si dice Capo d'acqua.
Questo luogo io non lo so, ma voglio credervi per un poco, che vi sia.
Or ditemi non fu la Città sul monte dalla parte di Occidente da Pestani dopo la distruzione della loro Città edificata, la prima, che fu nominata Capaccio, ed ora Capaccio vecchio dicesi?
Questa, come Voi sapete è più di due miglia lontana da Capaccio nuovo verso Occidente, e fu del monte; all'incontro il luogo, che Voi volete chiamato Capo d'acqua, è distante qualche tratto ancora da Capaccio nuovo verso Oriente alla volta di Trentenara .
Sicchè come potea Capaccio vecchio che fu il primo anche ad essere cosi detto, ricevere questo nome da un luogo, che gli era piucchè tre miglia lontano?
Bisogna meglio riflettere.
Dissi bene, che qualora non valesse l'opinione del Cluverio, più verisimile sembrar deve quella di essere Capaccio cosi detto da Capo di Fiume, che forse vale lo stesso, che Capo d'acqua; perocchè questo luogo è immediatamente sotto il monte, ove fu la Città da' Pestani edificata, e Capaccio la prima volta chiamata e perciò distinta ora dall'altro coll'aggiuntivo di vecchio.”
In realtà l'Antonini aveva ragione ed il Magnoni torto.
Infatti da un documento del 1913 apprendiamo che l'approvvigionamento di acqua dell'allora nuovo acquedotto cittadino che serviva il Capoluogo avveniva da delle fonti, acquisite dal Comune di Capaccio nel territorio di quello di Trentinara, denominate "Capodacqua, Vernaglia ed Ospedale". Tutt'ora esiste Via Capodacqua ad indicare quel luogo sulle colline di Trentinara.
Le fonti sotto il Calpazio sono quindi il caput aquae del Capodifiume, quelle di Vesole sono il caput aquae dell'acquedotto.
Altro aspetto interessante, fatto già notare dal professore Mello, è che le fonti del Capodifiume siano generalmente indicate con il toponimo “Caput Aquae”, con la desinenza latina al genitivo, cioè come a dire il capo o la fonte delle acque, mentre l'antica città sul Calpazio,invece, era spesso detta “Caputaquis”, con la desinenza in ablativo, come a dire, mia ipotesi, “la sommità o la cima sulle acque”.
Difatti sia il nome stesso del Monte Calpazio, che la sua dizione antica di Calamatio, secondo alcune teorie in ambito toponomastico, rimandano nella loro etimologia all'idea di altura (Calamatio, Cala=rilievo + Mat= collina; Calpazio, Cala= rilievo + Alp= monte).
È anche vero che nei documenti medievali, come quelli cavensi, il Capodifiume era detto Atium o Accium, cioè Accio, da cui per alcuni, come Vincenzo Rubini, le diverse versioni del toponimo ricorrenti nei documenti delle cancellerie normanne ed angioine o nelle carte cavensi, dai quali si sarebbe originato il paleonimo Capaccio: Caputatium, Caputaccium, Capuaccio.
Quindi seguendo il mio precedente ragionamento, se il paleonimo Capaccio, come Caputaquae, pare essere collegato alle acque del Capodifiume, quello di Capaccio, come Caputaquis, potremmo ipotizzare che invece sia legato all'altura su cui la città sorse.
Ah! Ve lo avevo già detto, ma esistono 5 Capaccio…
la prima Capaccio, intesa come Caputaquae, è lo specchio d'acqua da cui parte il Capodifiume, nei cui pressi, sorgeva un abitato, che già nel X secolo era detto “Casavetere di Capaccio”.
La seconda Capaccio, sempre intesa come Caputaquae, è il caput aquae dell'antico acquedotto sul Monte Vesole.
La terza Capaccio, è la città medievale di Caputaquis sul Monte Calpazio.
La quarta Capaccio, è l'attuale Capaccio Paese, prima detta Casali Rodiliani o Casali di San Pietro di Rodigliano, che comincerà a chiamarsi Capaccio (Nuova) solo verso la fine del quattrocento, quando lo spopolamento di Caputaquis era ormai un fatto compiuto.
La quinta Capaccio è l'attuale cittadina di Capaccio Scalo, in piana, sviluppatasi con la riforma fondiaria e negli anni successivi.
Immagine:
1- Capaccio Vecchia dal "Regno Napolitano anotomizzato" (1708) di Cassiano da Silva.
2- Le fonti del Capodifiume di Michele Tesauro - Gigapix - On Explore - 31 Genn. 2009 h.p. # 19 © All rights reserved
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