lunedì 13 marzo 2017

AMLETO ED IL COMPLOTTO DEI ROSA+CROCE

Chi oggi legge l'opera di Shakespeare, col senno di poi, può intravedervi numerose suggestioni rosacrociane. Dico a posteriori perché, come sappiamo, la Fama fraternitatis Rosae Crucis farà la sua comparsa a Kassel solo nel 1614 mentre William Shakespeare cesserà il suo transito terrestre nello stesso anno di pubblicazione della Confessio Fraternitatis di Johannes Valentinus Andreae, cioè nel 1616.

Sir Laurence Olivier in Hamlet.


Ciò non significa che il drammaturgo inglese non abbia potuto essere partecipe di quel milieu culturale che darà vita al rosacrocianesimo.
Un esempio di tali contiguità l'abbiamo in The Two Noble Kinsmen, tragicommedia scritta a due mani da Shakespeare e John Fletcher, dove nel Tempio di Diana si svolge una pseudo-cerimonia religiosa in cui una rosa gioca un ruolo cruciale.  
Emilia, uno dei personaggi, dichiara che "a rose is best" e poi spiega:

"It is the very emblem of a maid:
For when the west wind courts her gently
How modestly she blows and paints the sun
With her chaste blushes! When the north comes near her,
Rude and impatient, then, like chastity,
She locks her beauties in her bud again
And leaves him to base briars." (1)

Comunemente gli storici concordano che questa opera sia stata data alle scene tra il 1613 ed il 1614, per cui diventa interessante la "cartolina d'auguri" che nel Natale del 1611 il medico, musicista ed alchimista Michael Maier, considerato da molti un Rosa+Croce, inviò a Giacomo I in cui cripticamente auspica che "may the Rose not be gnawed by the Canker of the North Wind…"  (2)

Ed è proprio Michael Maier l'anello di congiunzione che ci porta alla corte di Rodolfo II d'Asburgo, il quale si circondò di uomini di cultura di diverse nazionalità con diversi interessi: lo stesso Maier, ma anche Tycho Brahe, Johannes Kepler,  John Dee, Edward Kelly, Michael Sendivogius e.. Giordano Bruno. Il Nolano ed i suoi discepoli, i giordaniti, sono storicamente uno dei nessi di congiunzione tra l'esoterismo rinascimentale italiano e quello cristiano dei riformati, di cui il pensiero dei Rosa+Croce sarà una manifestazione.

In ambito letterario inglese si è discusso per quasi più di un secolo della possibile influenza delle opere di Giordano Bruno su quelle di Shakespeare. Il monologo di Amleto, "To be or not to be", ne è uno dei classici esempi. Senza dubbio i versi "the whips and scorns of time, ...the proud man's contumely"  (3) vengono distillate dall'Oratio Valedictoria del Nolano, che costretto a lasciare l'Università di Wittenberg, si lamenta di "derisioni e dispregio di ignobili e stolti che, mentre son proprio bestie, sotto immagine e similitudine d'uomini, per il modo di vivere e la fortuna, insuperbiscono di temeraria arroganza". Ma molti altri paralleli sono possibili tra l'Amleto di Shakespear e la weltanschauung filosofica bruniana. (4)

Inoltre numerosi amici e membri dell'entourage di W. Shakespeare sono ricollegabili a Giordano Bruno o all'ambiente rosicruciano.

Richard Field stampò tre opere di Shakespeare, Venus and Adonis , The Rape of Lucrece ,The Phoenix and the Turtle ed è generalmente accettato dagli storiografi che i due si conoscessero fin dalla giovinezza. Trasferitosi a Londra tenne ben sei dei sette anni di apprendistato da stampatore con un francese ugonotto, Thomas Vautrollier, di cui sposò la vedova.
Vautrollier, tra altri, pare che abbia stampato le opere di Bruno non solo in Inghilterra, ma anche per conto dello stesso nolano per la loro diffusione sul continente sotto pseudonimi ed indicazioni editoriali di fantasia.

Edward Alleyn fu uno dei massimi attori del teatro elisabettiano e capocomico nella compagnia teatrale "The Admiral's Men" diretta concorrente di quella di Shakespeare, la "Chamberlain's Men". Lavorò con i maggiori drammaturghi del suo tempo, Christopher Marlowe (5),  Thomas Dekker, George Chapman e lo stesso Skakespeare.
Fu un alchimista. Sposò Joan, figlia di Philip Henslowe (6),  di cui divenne socio in affari. Connessione interessante l'Henslowe pagava il fitto al padre di Robert Fludd, sir Thomas Fludd (7)
Il Fludd, considerato un Rosa+Croce, conobbe personalmente Michael Maier in uno dei suoi numerosi viaggi in Inghilterra, particolare anche questo importante. (8)
Cosa ancora più importante l'Alleyn, ormai settantenne, scioccando la società londinese del tempo, sposò la figlia ventenne di un noto simpatizzante della causa del Palatinato: Robert Fludd. (9)

La famiglia Stanley anch'essa legata a suggestioni rosicruciane vede in Thomas Stanley, primo Duca di Derby, comparire tra i personaggi di alcune opere shakespeariane, ma anche i suoi successori essere patroni e protettori dello stesso Shakespeare.
Si pensa che A Midsummer Night's Dream sia stata rappresentata per la prima volta alla festa di nozze di William Stanley, sesto Duca di Derby nel 1595. (10)
Sir Edwar Stanley, secondo Duca di Derby,  ebbe una figlia, Venetia, che sposò Sir Kenelm Digby. Quest'ultimo fu un rosicruciano, i cui gioielli furono esibiti in occasione di un incontro della Societas Rosicruciana in Anglia agli inizi del secolo scorso. (11)

Potremmo continuare a citare altri esempi di connessioni tra Shakespeare e personaggi legati al rosicrucianesimo  (Thomas Vaugham, la famiglia Salusbury, ecc.), che però restano semplici suggestioni e non possono certamente assurgere al rango di indizi, figuriamoci di prove.
Possono però renderci l'idea di quale fosse la diffusione del pensiero esoterico nell'Inghilterra del tempo di Shakespeare.
Suggestioni ampiamente presenti nell'opera di Shakespeare.

Osserva Caroline Pagani in "Shakespeare e la filosofia occulta del Rinascimento":
Il mondo dell’epoca elisabettiana è caratterizzato da un particolare retroterra ideologico-culturale, dalla magia rinascimentale e dall’interesse per il soprannaturale. Le grandi creazioni di Shakespeare – Amleto, Lear, Macbeth, Prospero – sono considerate appartenenti alle fasi tarde della filosofia occulta rinascimentale che fu la filosofia dell’età elisabettiana.
 Ed aggiunge:
Shakespeare, probabilmente, attinse da tutti questi insegnamenti e dottrine esoteriche i temi che elaborò interiormente per creare le sue grandi opere. Soprattutto nelle ultime realizzazioni si nota un linguaggio misterico che fece pensare all’autore come ad un grande iniziato che operava sotto falso nome.
E quindi:
Negli ultimi drammi di Shakespeare l’atmosfera magica si fa particolarmente intensa e appare ancor più chiaramente connessa alle grandi tradizioni della magia rinascimentale: la magia intesa come sistema intellettuale dell’universo, “presagio della scienza” (Yates), come strumento per unire fedi religiose in contrasto all’interno di un generale movimento di riforma ermetica (aspetti presenti in Giordano Bruno che predicò in Inghilterra negli anni di formazione del Bardo). Shakespeare sembra quindi essere stato a conoscenza degli scopi religiosi più generali della magia rinascimentale sin dai drammi precedenti, anche se negli ultimi l’influsso di questa sensibilità è ancora più palpabile.
Se quindi la corte praghese di Rodolfo II d'Asburgo fu il prototipo di quell'ideale d'incontro di genti diverse, questo ideale però parve realizzarsi alla corte di Federico V Grande Elettore del Palatinato.

Scrive Gabriele La Porta in "I Rosacroce: i sacri attori":

Il 1613 fu un anno di grande speranza per gli uomini di scienza e di pace. In un’Europa dilaniata dalle guerre di religione, dall’intolleranza e dal fanatismo, una regione sembrò porsi come guida di civiltà, il Palatinato.
Per una serie di coincidenze irripetibili sembrò potersi attuare un’alleanza tra uomini giusti e potenti che garantisse una pace duratura alle nazioni, la fine delle persecuzioni religiose e degli odi confessionali.
La speranza si accese con il matrimonio di Federico V, signore del Palatinato con Elisabetta di Inghilterra, figlia di Giacomo I, e nipote della Grande Elisabetta I, protettrice delle arti e delle lettere.
Tra i due, lui

Federico V era noto nella sua terra per aver riunito ad Heidelberg, la capitale, scienziati e filosofi indipendentemente dalla loro fede religiosa. Giovane, brillante, colto, poeta, studioso di scienze ermetiche, protestante, ma con ampie vedute religiose, nemico dei settarismi, Federico è il punto di riferimento degli intellettuali tedeschi e boemi.
Lei

Splendida, poco più che adolescente, capace di creare musica e di eseguirla, protettrice dei teatranti e dei tragediografi, amica di Shakespeare, Elisabetta rappresenta lo spirito illuminato anglosassone. curiosa, attiva, ha ereditato dalla zia, la grande Elisabetta, la passione per la “occulta filosofia”.
 Matrimonio questo che accese molte aspettative specie nel campo dei riformati.
Logico che il matrimonio tra questi due ragazzi venisse salutato dagli uomini di cultura come l’inizio di una nuova era. Per di più Giacomo I ha un altro figlio, l’erede della corona, Enrico, di pochi mesi più grande di Elisabetta, unito alla sorella da un vero profondo affetto e da una totale stima reciproca.
... Tre ragazzi aperti, intelligenti, uniti dal gusto della vita, della ricerca e della passione per la “scientia scientiarum”. Tre giovani potenti, perché se Federico già è signore del Palatinato, Enrico lo diventerà della Gran Bretagna. È quindi giusto che questi ragazzi ipotizzino un futuro diverso e per i propri paesi e per l’Europa intera.
Vi sono tutti gli elementi perché il "complotto rosacruciano", cioè "la Riforma universale e generale di tutto il vasto mondo", possa compiersi.
Ecco i loro sogni: attuare subito nel Palatinato la città ideale, Heidelberg, dove tutte1e ricerche, tutte le filosofie, tutte le religioni possono trovare ospitalità. Praticare immediatamente una forma di governo tollerante verso qualsiasi tipo di fede, incentivare gli studi ermetici e scientifici, abolire i soprusi, le angherie dei potenti, di qualunque confessione essi siano, E poi, forti di questa esperienza, “esportare” questo modello di stato in Inghilterra, non appena Enrico diventerà a sua volta re, titolo che gli spetterà per naturale successione.
Un sogno, certo, ma con moltissime probabilità di attuazione. Non appena Federico e Elisabetta, dopo essersi sposati a Londra, giungono nel Palatinato attuano tutte le riforme che avevano stabilito nelle lunghe riunioni notturne con Enrico nella capitale inglese, alla presenza di Dee e di tutti gli ermetisti amici di Elisabetta, tra cui Shakespeare. Il già celebre drammaturgo che da quando ha avuto modo di conoscere Giordano Bruno, che fu ospite della Grande Elisabetta, ha scritto opere teatrali colme di significati ermetici, quali il Combelino, La Tempesta, il Racconto d’Inverno…
Il castello dove i due giovani coniugi vivono è trasformato in pochi giorni in un tempio della poesia, dell’arte, della filosofia. Statue che cantano, fontane illuminate giorno e notte, musiche perenni, ospedali gratuiti per gli infermi, imposizioni fiscali proporzionali al reddito, istruzione gratuita per i figli di tutti i cittadini. Il sogno si avvera.
Federico ordina che siano acquistati tutti i volumi disponibili di filosofia e di ermetismo, Elisabetta fa giungere a Heidelberg la compagnia dei teatranti di Shakespeare perché tengano continue e pubbliche rappresentazioni delle ultime commedie del maestro, appunto quelle ermetiche. Architetti, ingegneri, pittori ipotizzano la realizzazione di città ideali e la trasformazione di Londra in un Eden, non appena Enrico andrà al trono. Segretamente giungono le opere, finora inedite, di Tommaso Campanella, in prigione a Roma e subito date alle stampe. Sono diffusi gli scritti di Agrippa, di Bruno e di tutti i filosofi greci. il sogno della pace si sta realizzando, forse il mondo cambierà, anzi stà già cambiando. Addio orrori, addio guerre, addio pestilenze, addio tribunali inquisitori, addio torture, addio roghi, addio tenaglie infuocate, addio bigottismi e vessazioni psicologiche. È il 1613; anzi, l’anno è terminato, è il 1614, quando appunto, misteriosamente, è diffuso il primo manifesto dei Rosacroce, la celebre Fama.
Ma il sogno di Federico V del Palatinato s'infrange anni dopo, nel 1619, in Boemia dove viene contrapposto come Re a Federico d'Asburgo, duca di Stiria. L'8 novembre 1620 è sconfitto nella Battaglia della Montagna Bianca ed è costretto a fuggire.
L'ideale di pacifica convivenza nelle diversità è sconfitto. Ogni proposito di riforma culturale, religiosa e politica s'infrange sulle intolleranze contrapposte e sui mai sopiti propositi di rivincita dei cattolici in Germania. Scoppia una terribile guerra che durerà trent'anni e che si concluderà con l'affermazione del principio assolutistico del "cuius regio, eius religio".
Numerosi riformati si rifugiarono in Olanda, ma soprattutto in Inghilterra, come anche chi aveva condiviso o auspicato quel progetto di "Riforma universale e generale" dell'Europa cristiana: Christianopolis.

Non è un caso quindi che è proprio nelle Isole Britanniche che tra il XVI ed il XVII secolo nascerà la Massoneria, quella degli speculativi, che con i "Modern" si caratterizzerà come universale e cosmopolita e la cui mission sarà così sintetizzata dal pastore James Anderson nelle sue celebri Cositutions of the Free-Masons del 1723:  fare della Massoneria "il Centro di unione ed il mezzo per conciliare in sincera amicizia persone che sarebbero rimaneste in una perpetua distanza".

Ma se è questo il complotto dei Rosa+Croce, un'altra suggestione letteraria shakespeariana ci incuriosisce.

Nell'Amleto o The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark, opera forse scritta da Shakespeare tra il 1600 ed 1602, compaiono due singolari personaggi: Rosencrantz e Guildenstern.

Sono amici d'infanzia di Amleto, ma non esitano a tradirlo per mettersi al servizio come spie di Re Claudio, lo zio usurpatore. E' al loro indirizzo che Amleto recita il notissimo "monologo della depressione" avendo compreso di non avere alcun amico salvo che Orazio.
Già i loro nomi sono evocativi di suggestioni rosicruciane.
Rosencrantz => Rosenkreutz, cioè Christian Rosenkreutz, il personaggio leggendario dei tre manifesti rosacrociani.
Rosencratz (rosenkrans) è il rosario, ma anche una "corona di rose".
La rappresentazione delle rose con la croce come simbolo rosicruciano inizia nel XVII secolo, ma troviamo immagini interessanti anche prima.
Nel frontespizio di un lavoro di Jacob Lochter, edito a Norimberga nel 1517 è rappresentato un grande cerchio di Rose con una Croce nel centro e la figura del Cristo all’interno, per l'appunto una "corona di rosa". Corone di Rose che circondano una croce che ritroviamo anche nello stemma di Martin Lutero.
Guildenstern (o Gyldenstjerne) significa Stella d'Oro, che simbolicamente rappresenta l'oro dei filosofi e la nascita di Cristo nell'Iniziato.
Ma Guildenstern può cabalisticamente (intendo non quella ebraica, ma quella argotica degli alchimisti) divenire gilder-stone.
Guildenstern =>gilderstone=> libero muratore o massone.

Naturalmente i manifesti sono successivi all'Hamlet, però è anche vero che le suggestioni simboliche della Rosa e della Croce sono molto antiche, come anche che la Muratoria degli operativi all'epoca di Shakespeare era ormai tramontata o al tramonto mentre i primi semi della Massoneria speculativa cominciavano a germogliare.
Così diventa interessante lo sviluppo della trama del dramma.
Re Claudio ordina ad Amleto di recarsi in Inghilterra portando con sé una lettera. Con lui, ad accompagnarlo nel viaggio, Rosencrantz e Guildenstern.
Nella lettera vi è l'inganno. Vi è scritto al Re d'Inghilterra di uccidere Amleto.
Questi però scopre l'inganno è modifica la lettera così che "i cattivi compagni" siano essi ad essere uccisi: 

"Non sono vicini alla mia coscienza; la loro rovina scaturisce dalla loro stessa perfida condotta"(Atto V, Scena 2)

Ma chi sono i cattivi compagni di Amleto?
Ad opinione di Fabio Degiovanni: 
"Se si tien conto della fioritura di correnti esoteriche in quel tempo e di come le stesse abbiano dato luogo a circoli spesso implicati nelle agitate vicende politiche di allora, non mi stupirebbe che l'Autore abbia inteso velatamente censurare un certo servilismo di determinati ambiti culturali nei confronti dei detentori del potere.
La figura di Amleto non è solo quella di un personaggio coinvolto negli intrighi di corte, ma anche e soprattutto quella di un filosofo assolutamente "isolato" intellettualmente per l'originalità del suo pensiero, principalmente nel suo aspetto etico, quindi "pratico" e politico. Egli è comunque principe ereditario e la sua vantaggiosa posizione politica non viene minimamente compromessa dalla morte del padre; tuttavia avverte l'urgenza di una giusta vendetta, nonostante proprio tale pulsione morale sia idonea a mettere in pericolo trono e vita, come di fatto accadrà.
I due personaggi in esame, non a caso compagni di studi di Amleto e quindi anch'essi "intellettuali", mi pare rappresentino adeguatamente quella cultura inquadrata in schemi organizzativi predeterminati ed asservita al potere, come certo poté essere osservata da Shakespeare nel suo tempo e nel secolo precedente, che aveva così attentamente studiato ed illustrato nelle sue opere "storiche".
Non a caso dunque la funzione del "tradimento" di Amleto viene riservata a chi aveva già tradito la funzione ed il senso stesso delle "conoscenze" acquisite per farne strumento di prevaricazione. Altrettanto sintomatica appare la frustrazione del complotto ad opera della vigilante libertà intellettuale di Amleto, neppure sospettata da coloro che si erano attenuti a schematismi preconfezionati ed avevano abdicato alla ricerca di ogni progressione, in favore di un uso puramente utilitaristico della cultura acquisita."



Note:
(1) Di tutti i fiori credo che il più bello sia la rosa
....
È il vero simbolo della fanciulla;
quando zefiro dolce l’accarezza,
come pudicamente essa si schiude,
a colorar dei suoi casti rossori
la chiarità del giorno!
E quando il soffio del vento del nord
le si avvicina
rude e irrequieto,
come la stessa castità pudica,
essa le sue bellezze
chiude di nuovo dentro il suo bocciolo
e lo nasconde nel rozzesco rovo.
Willliam Drummond ipotizza che il poema del 1649 sulla morte di Hawthorndon di W. Ramsay possa essere ispirato dai versi di Two Noble Kinsmen. Drummond scrive "so falls by northern blast a virgin rose…" W.C. Ward ed. Poems of William Drummond vol. II pp.175-6. 
(2)  Paul Goodall, FRC , "A Rosicrucian Christmas Card", pag. 5.
(3) "Le derisioni e gli scherni del tempo,la contumelia dell'uomo superbo".
(4) Hilary Gatti The Renaissance Drama of Knowledge p. 180.
(5) del Marlowe l'Alleyn portò in scena Tamburlaine, Doctor Faustus, and The Jew of Malta.
(6)  Philip Henslowe era proprietario, tra gli altri, del "The Rose Theatre".
(7) Ron Heisler, Two world that converged: Shakespear and the ethos of the Rosicricians.
     Il Fludd fu teosofo, alchimista e medico ed autore di  una "Apologia compendiaria Fraternitatem de Rosea Cruce suspicionis et infamiis maculis aspersam, veritatem quasi Fluctibus abluens et abstergens" ed anche del "Tractatus apologeticus integritatem societatis de Rosae Cruce defendens". 
(8) Salvatore Califano, Storia dell'alchimia: Miticismo e esoterismo all'origine della chimica moderna, pag.119, University Press, Firenze, 2015.
(9) Ron Heisler, op. cit. 
(10) Peter Stanley, The House of Stanley. Pentland Press. 1998, pag. 141. 
(11)  A.E . Waite The Brotherhood of the Rosy Cross (1961) pag. 308.

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